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"I dolori (di pancia) del giovane Wertmuller"

Gianni Clementi

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Una dichiarazione d'amore/odio per la sua Roma, un amore viscerale per la città, uno sguardo disincantato e critico sul presente e un pizzico di rimpianto per quella Roma di una volta che non c'è più. È fondamentalmente un po' tutto questo «I dolori del giovane Wertmuller», lo spettacolo di Gianni Clementi con Massimo Wertmuller di scena da stasera alla Sala Umberto. Wertmuller, accompagnato dai cinque talentuosi musicisti della Polyester Quintet, fa un viaggio intimo nei suoi ricordi alla ricerca delle proprie origini sempre in bilico tra la nostalgia per una Roma che non è più e il sogno di una Roma che potrebbe essere. «Lo spettacolo non è mio ma è ideato e scritto da Gianni Clementi, mio compagno di liceo al Dante Alighieri - tiene a sottolineare lo stesso Wertmuller - ma lo sento molto vicino a me non solo perché ho collaborato alla regia, ma per i temi che tratta. È vero, è una dichiarazione di amore/odio: di amore per la città che nonostante tutto rimane la città più bella del mondo e di odio per certe disattenzioni tipiche del romano oggi». Quali ad esempio? «Non mi piace questa grossolanità nel vivere, certi atteggiamenti che non riconosco, come ad esempio il momento di intolleranza che sta vivendo Roma ultimamente. Il romano in passato poteva essere cinico, disincantato ma non è mai stato intollerante. Insomma negli anni mi sembra che i cittadini romani siano peggiorati. È anche vero che il contesto che stiamo vivendo non aiuta. Questa è un'epoca molto povera soprattutto di valori, ritengo che questo momento storico non lascerà tanti ricordi positivi ai posteri». - Lei non ha mai amato molto i monologhi e invece. «E infatti neanche questo lo è, i musicisti Polyester Quintet interagiscono talmente tanto con me e con la storia, che sono assolutamente da considerarsi coprotagonisti dello spettacolo». - Avete cambiato qualcosa rispetto alle precedenti messe in scena di questo spettacolo? «Abbiamo ritoccato un po' il copione rispetto alle passate edizioni per permetterci di rappresentarlo in due tempi». - Come? «Approfondendo alcune tematiche più che aggiungendone di nuove. Anche perché alcune tematiche ed alcuni problemi purtroppo oggi come ieri sono ancora di grande attualità».

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