Carla Boni tra mambo e casetta in Canadà
Eravamoinsieme a Bari e ancora una volta Carla Boni - spentasi ieri a Roma, all'età di 84 anni, dopo essere stata a lungo malata - era stata invitata a cantare qualche suo successo. L'organizzazione difettava e l'apparizione, prevista per le venti, slittò oltre le ventidue. Faceva molto freddo e lo spettacolo era all'aperto. Carla non fece una piega, nonostante gli 83 anni. Rimediò un maglione e se lo infilò, direttamente sopra l'abito elegante. Prima di cantare intrattenne il pubblico, con la solita arguzia, scherzando sulla sua età e un po' su tutto. Carla Boni era molto diversa dalle cantanti della sua generazione. Il mito di Pippo Barzizza (che la conobbe bambina-prodigio e cercò di fare di lei una sorta di Shirley Temple italiana), quello di Cinico Angelini(con il quale attraversò i mitici anni di Sanremo) e la stessa vicenda Eiar, in seguito Rai, non avevano lasciato in lei l'incrostazione del tempo. A pensare che fu la prima cantante italiana a swingare, a cantare in inglese e in spagnolo, a guardare con molta attenzione tutti i modelli che arrivavano dall'estero, soprattutto dagli Stati Uniti. Insieme a Nilla Pizzi, fu sicuramente la cantante italiana più amata degli anni Cinquanta e in fondo quel Festival di Sanremo vinto nel 1953 con "Viale d'autunno" non fece altro che solidificare l'amicizia con la grande rivale. Temibile come rivale, visto che Gino Latilla, sposato dalla Boni nel 1958, era stato lungamente fidanzato con la Pizzi. Ecco, l'ironia e il distacco di questa cantante nei confronti della sua epoca, mutavano segno quando si parlava del suo ex marito e soprattutto della sua separazione. Era l'unico argomento in grado di procurarle amarezza. Eppure nell'immaginario del pubblico la coppia Boni-Latilla era una riuscita simbiosi artistico-sentimentale. E per diversi anni lo fu. Inevitabilmente cambiarono i gusti musicali e la pazienza della cantante nei confronti di un marito troppo evanescente. Per il resto una carriera esemplare, sul filo di un notevole gusto, che l'ha portata a magnificare il repertorio ei più grandi autori della sua epoca, da Kramer a D'Anzi, da Carlo Alberto Rossi ai grandi americani, Porter e Gershwin in testa. E da «Mambo italiano» a «La casetta in Canadà».