Alemanno e il gigolò impegnati per il Tibet
«Èstato un incontro bello e autentico - ha detto ieri il primo cittadino della Capitale - ci siamo riconosciuti nella battaglia per il popolo tibetano. Il 18 di novembre il Dalai Lama sarà di nuovo a Roma per il congresso mondiale dei parlamentari favorevoli alla causa tibetana: ho proposto a Richard Gere e alla sua fondazione di organizzare delle iniziative». Era soddisfattissimo il sindaco di Roma Gianni Alemanno ieri al termine del suo incontro al Campidoglio con il protagonista di «American Gigolò», in questi giorni a Roma per il Festival, dove ha presentato il suo ultimo film: «Hachico: A Dog's Story». «Bisogna andare al di là della timidezza dei governi - ha aggiunto Alemanno - nessuno nega la questione tibetana, ma c'è sempre molta prudenza per evitare contrasti con la Cina. Noi rispettiamo il governo cinese, ma è importante dare un segnale forte dalla società civile. In più - ha ricordato il sindaco - il Dalai Lama è cittadino onorario di Roma, per questo ho offerto la sponda della città alle iniziative. Ci sarà probabilmente un altro incontro tra me e il Dalai Lama, ma quello che è più importante non è fare del protagonismo, ma lanciare il messaggio che la causa del Tibet non riguarda solo i tibetani, ma è una causa planetaria ed è il modo migliore per occuparsi dei diritti umani». Il sindaco ha affermato inoltre che di comune accordo con la Gere Foundation e le ong individuerà un delegato per la causa tibetana. Alemanno ha infine ricordato come nel corso del suo viaggio in Tibet nel 2000 abbia verificato di persona «l'attacco omologante e violento, finalizzato al controllo politico, alla cultura tibetana da parte dei cinesi. L'obiettivo - ha concluso - non è l'indipendenza, ma il riconoscimento di una genuina autonomia nell'ambito della Repubblica Popolare Cinese». Ieri Gere è stato anche protagonista di un'affollatissima conferenza pubblica all'Auditorium: ha parlato dei suoi film e ha anche sfatato qualche mito: «Avete una visione del cinema come di una Gomorra - ha detto - ma il cinema è un lavoro duro, ci si sveglia presto la mattina, si lavorano sedici ore al giorno».