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Gli «Stati d'anima» esplosivi della regina del rock italiano

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RobertaMaresci Ecco cosa succede se prendete un racconto di Edoado Nesi. Aggiungete liberi pensieri di Gianna Nannini e miscelate bene. Quel che otterrete è il progetto curato da Alberto Bettinetti (in arte Zanzara). Titola «Stati d'anima» ed è un libro d'artista che ha molto della romanza da opera lirica e poco del diario scritto a quattro mani. Un successo: «Perché ci sono le figurine», ha sottolineato la rocker, riferendosi alle numerose fotografie che farciscono le 420 pagine del libro. Un lavoro che al principio faceva il verso alla recente raccolta di successi «Giannabest» indicando l'animalità, l'istintualità, la carnalità con cui la Nannini si muove sul palcoscenico. Poi, una storpiatura toscana l'aveva trasformato in «Giannabest(ia)». Bompiani doveva sfornarlo il 15 luglio. Infine è arrivata l'anticipazione di Edoardo Nesi: «Il libro che scriverò con la Nannini sarà Bello e impossibile. Con le sue foto più belle a raccontare per immagini e parole una carriera coraggiosa e straordinaria, il percorso d'una poesia spezzata e originalissima: a questo materiale radioattivo mi avvicinerò con lo sguardo sereno e partecipe di chi capisce poco di musica ma le cose le sente». Ora che il libro è arrivato sugli scaffali delle librerie, l'è tutto da commentare. Avete mai osservato la scena di un palazzo che brucia in città? Siete un passo avanti, perché avete in mente la metafora del ritmo Nannini-Nesi. Soprattutto se diventa un modo di prendere la vita, o di non prenderla, avete già assimilato quanto c'è di bello e (im)possibile presentato ieri dalla Nannini, in via Appia. «Partita dagli esordi: Non avevo nessuna idea del tempo quando ero a Siena, ero fuori dal tempo. Ricordo il mio primo provino alla Fonit Cetra a Torino, avevo 14 anni. Riecheggiavano Nada e la Cinguetti. Mi dissero «vada a casa, lei è negata», non potrà mai fare la cantante. E solo perché ero squadrata, nel senso che non andavo a tempo. Cosa che faccio ancora, è la mia specialità, però ho imparato dove entrare. Eppure sola al piano andavo "forte”. Poi ho imparato a non andare con la parola sul colpo di rullante è ho navigato». Chi l'avrebbe mai detto? Gianna cantante è rimasta fuori dalla porta, facendo entrare la scrittrice che non ha voluto intonare alcun motivo che ascolteremo nella sua colonna sonora di «Viola di mare», il film di Donatella Maiorca (in concorso al Festival di Roma) con Valeria Solarino ed Ennio Fantastichino. Eppure il pubblico le ha fatto la richiesta: «Ci si vede al Palalottomatica», ha risposto, commentando Sanremo, l'infanzia e parlando della sua crescita del pensiero: «Sono sopravvissuta ai miei eccessi, capendo che quello che tiri fuori è quello che hai».

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