"Triage" apre il Festival di Roma
Parte con il piede di guerra, denunciando le atrocità che accadono nei Paesi devastati dai conflitti mondiali, la quarta edizione del Festival di Roma. In linea con le più importanti rassegne cinematografiche internazionali, la kermesse rievoca i drammi consumati nel Kurdistan in «Triage» (concorso) del premio Oscar Danis Tanovic, con Colin Farrell. Ma anche le torture perpetrate dopo il colpo di stato militare del 1973 in Cile, con «Dawson Isla 10» (concorso) del cileno Miguel Littin, vissuto a lungo in esilio in Messico. Il regista racconta come i più stretti collaboratori di Allende fossero rinchiusi dai miliari in campi di concentramento nell'isola di Dawson, dove, attraverso infernali supplizi, veniva loro cancellata l'identità. «Triage», dal 27 novembre nelle sale, mette a fuoco i reporter di guerra ma anche l'esperienza bellica post traumatica, quando si smette di sparare ma dentro rimane un peso che toglie il respiro. «Volevo raccontare la guerra sotto un altro punto di vista - ha detto il regista bosniaco Tanovic, ieri all'Auditorium di Roma accanto all'attrice spagnola Paz Vega e al leggendario Christopher Lee -. La guerra cambia la geografia del mondo ma l'esperienza è sempre la stessa, dolorosa e cupa. E quando diventa collettiva, per tutti entrano in gioco gli stessi sentimenti. Ieri è morto un altro militare italiano in Afghanistan, un Paese lontano eppure sempre in relazione con il resto del mondo. Tutto è interconnesso. Noi bosniaci siamo l'esempio di come i media possano fare davvero molto: se non ci fossero stati, la guerra in Bosnia sarebbe stata ancora più brutta. Non credo però nella neutralità, semmai nell'equità. Essere neutrali significa non fare niente. In Bosnia è stato come se una donna fosse stuprata e qualcuno, che si professa neutrale, decidesse di legarla e darle un cioccolatino, lasciando lo stupratore a continuare il suo orrore. Per questo non credo che l'Onu esisterà ancora a lungo, scomparirà come la vecchia Società delle Nazioni: non si può essere neutrali davanti a uno stupro. Ora nel Darfur bisognerebbe fare qualcosa, ma è sul chi dovrebbe che non si trova l'accordo». Tratto dall'omonimo romanzo dell'ex corrispondente di guerra Scott Andersen, «Triage» è per l'attore Lee «uno dei migliori film bellici che abbia mai visto, inquadra anche fotografi e medici, gente che va in trincea per coraggio e non per mestiere. Come nel film, anch'io ho visto medici sparare a feriti senza speranza per non farli più soffrire inutilmente: ho fatto la Seconda Guerra Mondiale dal '41 al '46 senza mai tornare a casa. Anche se il conflitto finì prima, io ero impegnato nella ricerca dei crimini di guerra». Sotto un gelido vento di tramontana sul red carpet inaugurale del Festival del Film di Roma sono sfilate ieri sera le prime star della kermesse. A cominciare dalla madrina Margherita Buy e dal cast del film d'apertura «Triage», rappresentato da Paz Vega, Christopher Lee e dal regista Danis Tanovic, mentre grande assente era Colin Farrell che aspetta di diventare papà a momenti. In passerella anche il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, il governatore della Regione Lazio Piero Marrazzo, il direttore generale Rai Mauro Masi. E ancora, Gabriele Muccino (che oggi farà un incontro per il pubblico con Giuseppe Tornatore) con la moglie Angelica Russo, il presidente Bnl Luigi Abete, Jo Champa, Christian De Sica con la moglie Silvia Verdone, il figlio Brando e la fidanzatina Lavinia. Oggi i riflettori si accenderanno di nuovo per l'arrivo di Richard Gere.