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Esposizione itinerante a Roma dal 16 febbraio

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Sitratta della prima importante antologica dedicata in Italia al caposcuola del Realismo americano, con oltre 160 opere allestite, dai celebri capolavori come Summer Interior (1908), Pennsylvania Coal Town (1947), Morning Sun (1952) a tele mai esposte prima, tra cui la bellissima Girlie Show del 1941. A dare l'impulso iniziale al progetto espositivo è stata la Fondazione Roma (già Museo del Corso), presieduta da Emmanuele Emanuele, che ospiterà la rassegna dal 16 febbraio, mentre una terza tappa si svolgerà alla Fondazione Hermitage di Losanna dal 25 giugno. Ma fondamentali per questo omaggio a Hopper sono stati l'apporto del Comune di Milano e del Whitney Museum of American Art di New York, dove nel 1920 fu presentata la prima personale dell'artista (e, in seguito, quelle memorabili del 1950, 1960 e 1984). Dopo la morte di Hopper, nel 1970, la vedova Josephine lasciò proprio al Whitney Museum l'eredità in suo possesso: oltre 2500 opere tra dipinti, disegni e incisioni. Non a caso a curare l'evento espositivo europeo è stato chiamato Carter Foster, conservatore del Whitney Museum, che ha ideato (grazie anche a prestiti di musei americani tra cui il Brooklyn Museum of Art di New York, il Terra Foundation for American Art di Chicago e il Columbus Museum of Art) un percorso attraverso l'intera produzione di Hopper, focalizzando le tecniche da lui usate: l'olio, l'acquerello e l'incisione.

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