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«Sono un leghista e amo il sud»

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Terroni e polentoni a confronto in una commedia tutta da ridere pronta ad abbattere stereotipi e pregiudizi tra settentrione e meridione. Questo l'obiettivo di «Benvenuti al sud» di Luca Miniero, remake del più grande successo della storia del cinema francese, «Giù al nord» di Danny Boon, che l'anno scorso incassò 140 milioni di euro oltralpe e 3 milioni e mezzo in Italia. Il film (realizzato da Cattleya con Medusa e la tedesca Costantin) è tuttora in lavorazione a Santa Maria di Castellabate, nelle campagne del Cilento, ed uscirà nelle sale a ottobre 2010 con l'interpretazione di Claudio Bisio, Alessandro Siani, Valentina Lodovini e Angela Finocchiaro. La storia originale, interpretata dallo stesso Boon (che apparirà anche nella versione italiana), avrà un cambiamento radicale soprattutto nel suo percorso geografico. Se i francesi si trasferivano dall'accogliente e ricco sud nell'inospitale nord, qui il tragitto è esattamente al contrario. Bisio, che sta intanto scaldando i muscoli per tornare a gennaio alla conduzione di «Zelig», veste i panni di Alberto, responsabile di un ufficio postale in Brianza, il quale, dopo aver provato a farsi trasferire a Milano con un espediente, viene spedito in una cittadina campana. L'arrivo del protagonista nordico è esilarante: per paura della camorra indossa un giubbotto antiproiettile e si cosparge di crema antisolare per difendersi dalla calura del sud. Ma in poco tempo, l'amicizia con il postino (Siani) in crisi con la sua Maria (Lodovini) lo costringono a rivedere tutti i suoi preconcetti. «Il mio personaggio è un leghista ante litteram, direi un protoleghista, per come si muove e per come ragiona, anche se la Lega in realtà non viene mai nominata - ha spiegato il piemontese Claudio Bisio -. Non conta la politica, non c'è bisogno di far apparire Bossi o utilizzare qualche slogan: il protagonista è un ignorantotto settentrionale convinto che nel sud Italia siano presenti tutte le peggiori condizioni possibili. Ma, arrivato in questo paesino del Cilento, si dovrà ricredere. Il film su "Barbarossa" di Martinelli non l'ho visto ma da quanto ho capito è tutto incentrato sull'idea del "non passa lo straniero". Nella nostra commedia invece accade esattamente il contrario: emergono i concetti dell'accoglienza e dell'integrazione. Spesso i pregiudizi sono una montatura tra gente che non si conosce, possono diventare anche pericolosi e condurre persino alla guerra. Sono assolutamente contrario ai preconcetti e questo film è un modo divertente per dimostrarlo». Qualche polemica arriva pure dall'attore napoletano Alessandro Siani per il quale «è nata una fantastica nuova coppia, quella formata da me e Bisio. Ma a parte questo, la Campania - si sa - è massacrata dai problemi, però grazie anche al ritratto che ne fanno i media. E da napoletano 34enne, vi assicuro che non mi è mai capitato di essere scippato, nessuno mi ha mai rubato un portafoglio. E poi basta con queste immagini di padri e madri in motorino col bambino piccolo in braccio. Non se ne può più di quelle foto che fanno sempre vedere i vicoli con i panni stesi attaccati alle finestre: le lenzuola ormai si sono tutte asciugate!». Anche il regista Luca Miniero, che per la prima volta fa un film da solo senza il suo collega Paolo Genovese, è convinto che si debbano abbattere tutti i pregiudizi: «Più che un remake questa commedia la considero una sorta di trapianto. Il contrasto tra nord e sud è forte non solo nel nostro Paese, o in Francia, ma un po' in tutto il mondo. I conflitti tra settentrione e meridione sono molto più profondi e antichi di quanto venga oggi rilevato dai più accesi dibattiti politici. E in genere, chiunque arrivi dalla città in un piccolo villaggio si mostra sempre più freddo e distaccato rispetto agli abitanti dei piccoli centri, più semplici e cordiali nei loro rapporti. Quando mi hanno proposto la realizzazione di "Benvenuti al sud" ho pensato che questa commedia fosse molto più adatta all'Italia che non alla Francia. Finalmente mi è stata data l'occasione di raccontare un sud che non è solo Gomorra. Al contrario, esiste un mezzogiorno di brave persone che trasmettono valori di grande tradizione».

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