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Nobel alla Müller, scrittrice anticomunista, ovviamente sconosciuta in Italia

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.Il Nobel per la letteratura quest'anno se lo è aggiudicato, a sorpresa, Herta Müller, scrittrice di lingua tedesca, ma di nascita romena. La Müller, 56 anni, il viso affilato di una che ne ha passate tante ma tiene duro, è nata a Nitchidorf, in un'area con una minoranza di lingua tedesca che la Romania si prese dopo la Seconda guerra mondiale. La sua famiglia è una di quelle che ha dovuto affrontare il pugno dei dittatori romeni. Durante la Seconda guerra mondiale, ha raccontato la Müller, la Romania con il suo maresciallo fascista Antonescu stava dalla parte di Hitler e Mussolini, ma i sovietici hanno poi incolpato dei crimini nazisti solo la minoranza tedesca. Così tutti i tedeschi tra i 17 e i 45 anni furono deportati nei campi di lavoro. A subire le violenze peggiori furono (come è tragicamente ovvio) le donne. La madre di Herta le ripeteva spesso: «Il freddo è peggiore della fame», «Il vento è più freddo della neve», «Una patata calda è un letto caldo». Herta stessa ha sopportato le umiliazioni del regime di Ceausescu: giovanissima perse il lavoro perché si rifiutò di collaborare con la polizia segreta, i suoi scritti furono censurati finché, nell'87, scappò in Germania, dove da anni è apprezzatissima. I suoi romanzi sono tradotti in 15 lingue. In Italia poche pubblicazioni, come «Il paese delle prugne verdi», edito da Keller. Da noi quelli che denunciano gli orrori dei regimi rossi non hanno mai trovato fortuna.

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