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Tosca e Venturiello La strana coppia

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Eche al Teatro Eliseo, dall'8 all'11, si ripropone con Musicanti–Sonata a Cosimina. Uno spettacolo inanellato di canzoni greche, rumene, yiddish, macedoni e portoghesi, eseguite tutte in versione originale, che riporta sulla scena le tradizioni e lo spirito di un mondo rurale sempre più dimenticato. E un'occasione per incontrare i due interpreti per una breve intervista. Tosca, lei è ottima cantante e attrice. Prima l'una o l'altra? «In realtà volevo fare l'attrice. E col teatro ho iniziato a lavorare. Ma, per arrotondare, cantavo in un locale, dove ho conosciuto Arbore. Così la mia parte musicale è fiorita prima». Chi è Cosimina? «È un personaggio immaginario, ispirato a una donna realmente esistita, e il filo conduttore su cui si snoda il racconto». Signor Venturiello, lei è anche regista e autore del testo. Può parlarcene? «È un omaggio al teatro e in pratica una festa paesana che in tutto il bacino del Mediterraneo parte con la processione del Santo e culmina nei fuochi. Ed è tenuto insieme dalla canzone Il terzo fuochista, da noi presentata tre anni fa a Sanremo». Lei è attore, regista, spesso autore della drammaturgia. Necessità o vocazione artistica? «Secondo me l'attore, in quanto artista, non può non sentire la necessità di spaziare. E' come partecipare a un gioco da tutti i punti di vista. E credo che oggi proprio la contaminazione costituisca una forma nuova di espressione. Poi, in un'epoca in cui regna sovrana una certa televisione, paradossalmente è necessaria l'iniziativa personale, se non vuoi restare a lungo a casa ad aspettare».

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