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Jaruzelski salvò il Pc, non la patria

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Ladisinformazione ha diffuso l'idea che Jaruzelski, con il golpe del 1981, abbia salvato la patria dai russi. Gli archivi ci raccontano esattamente il contrario. Fornisco i più recenti contributi documentali sul tema: 1) Intanto, il giovane ufficiale Jaruzelski si fa le ossa, operando come spia dell'IW, il servizio segreto polacco dipendente dal GRU, il servizio militare sovietico, più spietato, se possibile, del Kgb. Negli anni 1944-1957, l'IW è responsabile di crimini contro i militari di Armia Krajowa (Armata Nazionale), contro i partigiani polacchi e i civili acomunisti, anticomunisti o soltanto cattolici. Wojciech Jaruzelski, da agente dell'IW, usava lo pseudonimo "Wolski". 2) Jaruzelski, il 13 dicembre 1981, cerca di salvare non la Polonia, bensì il regime comunista. Si evince dai verbali delle conversazioni con i capi del Cremlino. Dai dialoghi si ricava in modo certo che l'Urss, stremata dalla guerra in Afghanistan, era indisponibile a fornire "aiuti" militari. Jaruzelski ed i suoi insistono per l'intervento, opponendo che gli scioperi e le proteste "non sono solo una questione interna, riguardando l'intero mondo socialista". Yurij Andropov non arretra: «Ci devi pensare tu... L'Armata rossa non arriverà, né oggi, né domani». 3) Le date utili del 1981: 9 febbraio, Jaruzelski diviene primo ministro; 13 maggio, ore 17 e 19, attentato a Giovanni Paolo II. In un documento del Politburo si legge che il Papa ha lanciato "un'efferata guerra ideologica contro i paesi socialisti". Si allude anche a "misure attive" per risolvere il problema. Secondo uno 007 del regime polacco, Jaruzelski fu avvertito dell'attentato a Wojtyla, una settimana prima; - giugno, Franco Raparelli informa il CC del Pcus che il Pci ha deciso di distruggere le sue ricetrasmittenti clandestine e illegali, collegate con Sofia e installate sul territorio italiano. Il Pci temeva d'essere coinvolto nelle indagini sulla "pista bulgara"; - ottobre, il POUP licenzia l'incolore Stanislaw Kania e conferisce anche la carica di segretario a Jaruzelski; - novembre, il C.C. concede pieni poteri al generale, perché contrasti le "azioni nocive al paese" e utilizzi "mezzi straordinari d'azione..."; - notte tra il 12 e il 13 dicembre 1981, il golpe: coprifuoco e tanks nel centro di Varsavia. Jaruzelski, dopo una serie di frenetiche consultazioni col Cremlino, crea il Wron (Consiglio militare di salvezza nazionale), dichiara lo stato di guerra e pone fuori legge Solidarnosc. Walesa arrestato, molti operai, studenti, professori finiscono in carcere: di alcuni non si avrà più notizia; - 15-16 dicembre, a Katowice, Jaruzelski ordina alla Zomo (Polizia antisommossa) di sparare sui minatori inermi in sit in. Nove rimangono sul terreno. La verità storica è che Jaruzelski è responsabile di gravissimi crimini contro i polacchi. Lo fu quando si chiamava "Wolski"; lo fu, nel 1970, anno in cui, come ministro della Difesa represse nel sangue gli operai di Danzica; lo fu, nell'1981 e nel 1984, col feroce assassinio di padre Popieluszko, massacrato a bastonate e gettato in una discarica. Un'ultima leggenda da sfatare è il decantato "strappo" di Berlinguer dall'Urss (comunicato Ansa, ore 17 e 49, del 29 dicembre 1981). Silvio Pons, direttore della Fondazione Gramsci, il 14 marzo 2003, con esemplare onestà intellettuale, rivelò: «La celebre frase sull'esaurimento della spinta propulsiva della rivoluzione sovietica...ha un carattere meramente retorico per lo stesso Berlinguer...». Proprio all'indomani del colpo di stato in Polonia, Tatò scrive per Berlinguer una nota illuminante circa la visione dell'Urss fatta propria dal gruppo dirigente comunista. Tatò sottolinea l'importanza del ruolo "anticapitalista" dell'Urss sia nelle relazioni internazionali, sia quale testimonianza di una "fase" della storia del socialismo. L'esistenza del "socialismo autoritario" sovietico viene vista perciò come una necessità per tenere viva la prospettiva di un radicale superamento del sistema capitalistico.

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