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Caravaggio alla Camera, regalo per Natale

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Imotivi dell'intervento (al di là della prossima ricorrenza natalizia) sono ben motivati. Per quanto l'opera sia tra le meglio conservate tra quelle eseguite dal Caravaggio in Sicilia, ne sarà migliorata la leggibilità della sua grande superficie. Le fonti biografiche asseriscono che per sistemarla sull'altare della chiesa se ne dovè asportare "un gran pezzo". Non sono propenso a crederlo, in quanto l'equilibrio della composizione non sembra ammettere alternative all'insieme pervenuto. Io stesso ho avuto modo di esporla nella rassegna «L'immagine del divino», a Trapani, nel 2008. Il telone non sembra presentare le difficoltà tecnico-conservative di altre pale d'altare restaurate dal duo Storti-Merlini. Più recondite falle del tempo e dei vecchi restauri emerse durante l'intervento sulla «Madonna dei pellegirni» (dove la modella è Lena, la donna di Caravaggio), che avevano proposto quesiti in corso d'opera, felicemente risolti. Svelature camuffate (come nella devozione che ha spellato il piede di Maria) e rossi divenuti indifferenziabili, azzurri anneriti e verdi smeraldini riassorbiti nella preparazione al bruno di bitume sono, in questa Natività, le insidie di una superficie solo all'apparenza ben conservata. Il restauro potrà essere osservato dal pubblico, con effetto di colto voyeurismo, passando in via Orti del Vicario. Invece è totalmente inopportuna la mostra della Galleria Borghese che, con inaudita disinvoltura, abbina Caravaggio e Bacon: due mondi incomunicanti per cultura ed estetica. Per fortuna, all'uscita, il pubblico diceva: Caravaggio l'ho visto, ma chi era quell'altro?

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