Opera di genere all'insegna dell'ambiguità
Lafirma un regista di video musicali e di spot pubblicitari, Giuseppe Capotondi sulla base di un testo riscritto per lui da tre sceneggiatori, Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, che si sono ispirati a un loro soggetto intitolato «Il cuore della notte», menzione speciale nel 2007 al premio Solinas. La cifra è la rivisitazione di un genere che si tiene in equilibrio fra il poliziesco in senso lato e lo psicologico con tendenze al dramma. Privilegiando, oltre che le tensioni, il mistero, all'insegna dell'ambiguità. Si comincia in modo piano. Sonia, in arrivo da Lubiana, è cameriera in un albergo. Conosce Guido, un ex poliziotto adesso guardiano notturno in una villa. Fra i due nasce l'amore. Da qui, però, il resto che vede tutto ingarbugliarsi. Una notte in cui Sonia è andata a trovare Guido nella villa piombano dei ladri che, oltre a svaligiare tutto con metodo, alla fine sparano. Sonia è ferita alla testa e ricoverata all'ospedale, Guido sembra che sia morto. In tutta la faccenda, però, un poliziotto amico ed ex collega di Guido non ci vede chiaro e comincia a sospettare di Sonia ritenendola una possibile complice dei ladri. Procedendo, la situazione, anzi tutte le situazioni, anche quelle più di contorno, si ingarbugliano ulteriormente, con Guido che forse non è morto (o è un incubo di Sonia?), con Sonia che, dimessa dall'ospedale, passa da un incubo all'altro, anche se, alle sue spalle - e lei in mezzo - sembra che si disegni un piano preciso... Le spiegazioni, come d'uso, alla fine. I tasselli del mosaico, via via ricomposto, non sono tutti chiari e varie lacune tra le pieghe del racconto rischiano di proporsi, ma i climi angosciosi la regia riesce spesso a dominarli facendo leva su quella realtà non reale in cui nessuno, quasi mai, è quello che sembra: approdando a un poliziesco che potrà convincere: incuriosendo e interessando. Nelle vesti di Sonia c'è Ksenia Rappoport, dopo i successi de «La Sconosciuta». Guido è Filippo Timi. Meritano attenzione.