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La cucina come metafora della vita

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Sonoinfatti cinquant'anni che la sua commedia «The Kitchen» viene rappresentata con successo a livello internazionale, approdando stasera all'Italia come spettacolo inaugurale della nuova stagione. L'edizione italiana firmata da Massimo Chiesa prevede trenta attori impegnati nel forsennato lavoro richiesto da un ristorante, mettendo in luce le difficoltà insite nella realtà professionale anche a prescindere dalle peripezie e dalla idiosincrasie personali. Tutto comincia con l'apertura della cucina alle 7 del mattino e termina poco prima del servizio di sala per la cena. Una giornata intera passata all'interno di una industria del cibo, che sforna ogni giorno 4 mila portate senza attenzione alla qualità, diventa motivo di incontro di uomini e donne di diverse provenienze, un regno dell'amore e dell'odio, dominato dall'avidità di denaro, da avance sessuali non richieste, da piccole ruberie all'ordine del giorno. Il più forte prevale sul più debole in un quotidiano e rapido avvicendarsi di litigi e soprusi, in cui inevitabilmente il razzismo serpeggia, senza dimenticare la lotta per elevarsi da una classe sociale ad un'altra, nella speranza di un futuro migliore sempre schiacciata dalla certezza di un futuro peggiore. Una gioventù sopraffatta dalle sue impossibilità etiche, culturali ed economiche si azzuffa e si spegne in un luogo privo di amicizia e verità, ma il testo insegna che si può anche ridere o sorridere delle nostre disgrazie. Il cast è composto da alcuni interessanti diplomati dell'Accademia Silvio D'Amico. T.D.M.

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