Castellitto papà single in «Alza la testa» Attacco al mito della «parità» in famiglia
.È una sorta di capovolgimento sociale, considerando che finora chi per antonomasia abbandonava le proprie responsabilità genitoriali erano sempre stati gli uomini. E invece qualcosa sta cambiando: prova ne sono i dati Inps che rivelano come aumenti il numero dei papà che chiedono i congedi parentali e, a riguardo, il record spetta ai padri del Lazio. Anche il cinema si sta ora preoccupando di questo fenomeno. Tanto che in concorso (18 ottobre) al Festival di Roma ci sarà «Alza la testa», prodotto da Donatella Botti e diretto da Alessandro Angelini, con Sergio Castellitto nel ruolo di un padre single. Castellitto perché ha accettato questa parte? «Non cerco più copioni ma soprattutto incontri. E il regista Angelini mi ha convinto con questa sua storia sulla paternità. C'era finalmente l'occasione di raccontare anche la prosopopea di noi genitori che pensiamo di sapere come educare. Il film inizia come una commedia per poi trasformarsi in un racconto dai toni seri e drammatici. Tutto si svolge nel mondo della boxe, tra goliardia maschile e omosensualità. Nel volere che il figlio diventi un boxeur c'è tutto il senso della rivalsa di un uomo che ha dovuto sempre lottare e incassare». Ma la madre del ragazzo che fine ha fatto? «Mero, il mio personaggio è un operaio specializzato in un cantiere nautico e Denisa la sua compagna è un'albanese che a un certo lo ha mollato da solo con il figlio Lorenzo (Gabriele Campanelli). Interpreto così un padre-madre, un uomo umiliato e abbandonato dalla moglie, cosa molto moderna. Uno che fa il bucato e un po' se ne vergogna. Per anni prova a fare l'ago della bilancia, respingendo il ritorno della madre e le advances di una ragazzina che s'innamora del figlio. Ma, alla fine, si rende conto che fare il mammo è sbagliato: un padre deve fare il padre. Tutta la sua tensione si scioglie quando il ragazzo muore per un incidente e il padre acconsente all'espianto del cuore. Ma solo quando incontrerà la persona che ha avuto il cuore del figlio prenderà coscienza di sè». Che rapporto ha instaurato con Campanelli, il ragazzo che interpreta suo figlio? «Gabriele è un ragazzo autentico e semplice, è un po' balbuziente, è romano e ha ben 7 fratelli: vivono tutti con i genitori e hanno un solo bagno. Una volta gli ho chiesto: "Ma la mattina come fate?". E lui: "Ci svegliano tutti presto".» Le è piaciuto fare il padre-madre almeno sul set? «Ho 4 figli, di varie età e faccio il papà. Nel film sono invece un mammo abbandonato da una donna che dice "torno in Albania", non certo a Manhattan. Emerge la miseria umana di certi racconti di Maupassant, a metà tra romanzo e realismo. Poi, c'è la commedia e anche il dialetto, a scorno della Lega».