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Un ponte di 2 mila anni

Umberto Croppi

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Domenica mattina. Umberto Croppi, assessore romano alla Cultura, prova a tirare un po' le somme di una settimana che segnerà una svolta. Ci sono due fatti, due episodi che lo hanno colpito, stupito. Racconta l'uomo della cultura di Gianni Alemanno: «C'è stata l'inaugurazione della mostra di sessanta artisti newyorkesi al Mattatoio. Sono venute settemila persone. E poi abbiamo inaugurato alle Scuderie del Quirinale la mostra sulla pittura romana, un aspetto poco conosciuto ma a tratti più interessante dell'arte dei nostri antenati». Due tipi di mostre diverse, quasi opposte. Prende un attimo di fiato Croppi. E riprende dove era stato interrotto: «Guardiamo per esempio la seconda. Si tratta di cento opere che siamo riusciti a recuperare, forse è la prima volta che si fa una mostra così a Roma, così copiosa. Gli antichi romani infatti erano abituati a utilizzare supporti effimeri, tipo il legno e dunque della loro pittura ci è arrivato molto poco. Abbiamo conosciuto molto di più la scultura sebbene loro stessi la considerassero un'arte secondaria rispetto alla pittura. Forse è stato anche questo a creare un'immagine di Roma distorta».  Distorta? Croppi è anche l'assessore alla Comunicazione di Roma, proviene da quel mondo essendo stato anche un pubblicitario oltre che direttore editoriale di una casa editrice. Scherza con il figlio e riprende subito: «Sì, distorta. Direi caricaturale. Roma Imperiale, ma anche Roma la città dei centurioni». Perché assessore, che cos'ha contro i centurioni? «Niente, vanno benissimo. Ma Roma non è solo quello. Quello è un aspetto della città. Vorrei che si mettessero in luce anche gli aspetti civili. Penso per esempio alle lezioni di storia a cui abbiamo dato un filo unitario: quest'anno era il mondo a Roma. Hanno avuto un forte impatto divulgativo, quattro-cinquemila persone, i video sono scaricati in podcast. E poi abbiamo messo in rete il mondo della accademie straniere, gli istituti di cultura, una risorsa enorme per la città». Fin qui l'analisi di quel che è stato, dell'anno a mezzo trascorso al governo della città. Ora si guarda avanti. Guarda avanti il responsabile della Cultura e spiega: «Tutto questo ci ha convinto sempre più nelle nostre convinzioni e ci ha fatto scoprire nuovi aspetti di Roma. Ovvero che la città vive e si nutre di questo connubio di tradizione e futuro, di scoperta delle proprie radici e rilancio della contemporaneità. Era così al tempo dei romani, che prendevano ciò che era stato immaginato dai greci e lo innovavano, è stato così nella Roma medievale con la grande innovazione e anche con le costruzioni barocche, la Roma barocca, l'intreccio tra passato e le sovrastrutture nuove. E Roma è anche una città che si nutre del resto del mondo, comprende il mondo, nell'Ottocento le botteghe avevano le insegne anche in inglese. Questo è il dna della Capitale». E allora? Qual è la conclusione? «La conclusione - annuncia Croppi - è che nel 2010 apriremo il MAXXI, il museo del Ventunesimo secolo. E poi i nuovi spazi del Macro (il museo del Contemporaneo, da poco affidato alla direzione di Luca Massimo Barbero), le aree ex Pelanda del Mattatoio: sarà la più grande superficie del mondo a disposizione dell'arte. Qualcosa tipo ventimila metri quadrati, stiamo finendo i calcoli». E poi? «Il 2011 sarà l'anno dell'archeologia, forti anche del piano per il recupero dei Fori, del Palatino, del Colosseo grazie alle iniziative scaturite dal commissariamento. E' la prima volta che ne parlo. Stiamo pensando a una serie di eventi per far rivivere ciò che stiamo scoprendo. In particolare avremo due settimane di iniziative speciali dedicate all'archeologia. Sarà un momento straordinario». L'assessore non si sbottona troppo, annuncia ma si ferma un attimo dopo. E spiega: «Il prossimo biennio Roma si prepari sarà il biennio del contemporaneo e della riscoperta della nostra storia. Abbiamo messo ordine al caos che abbiamo ricevuto, abbiamo conservato ciò che di buono c'era, ora programmiamo. E saranno due anni di rilancio dell'identità romana».

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