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Arriva finalmente sul grande schermo "La ragazza che giocava con il fuoco"

Noomi Rapace

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LA RAGAZZA CHE GIOCAVA COL FUOCO, di Daniel Alfredson, con Noomi Rapace, Michael Nykvist. Svezia, 2009. Continuano ad arrivarci dalla Svezia i film tratti dall'ormai famosa trilogia «Millennium» di Stieg Larsson. Il primo, «Uomini che odiano le donne», lo si è visto qui da noi a maggio, il secondo, «La ragazza che giocava col fuoco», ora nelle sale, il terzo, «La regina dei castelli di carta», lo si vedrà l'anno prossimo. Al centro di tutti e tre, un giornalista delle rivista «Millennium», Mikael Blomkvist, associato, tra vicissitudini varie, a un'esperta in informatica, Lisbeth Salander. In «Uomini che odiano le donne» era lei ad aiutare lui a risolvere un caso intricatissimo, questa volta è lui ad aiutare lei perché ha finito per farsi coinvolgere in un dramma complicato che la vede addirittura sospettata di ben tre omicidi. L'autore letterario non si era fermato solo a questo tema molto hollywoodiano dell'innocente che deve sudare sette camicie per sottrarsi ad accuse ingiuste, ma aveva, come il suo solito, approfondito con cura le psicologie e i casi di tutti i personaggi, dosando con sagacia le tensioni e le molte rivelazioni che le accompagnavano e le preparavano. Il regista svedese Daniel Alfredson, che ha sostituito il danese Niels Arden Oplev dell'altro film, ha privilegiato invece lo schema hollywoodiano e quasi tutte le sue carte le ha giocate attorno alle vicende molto arruffate di Lisbeth inseguita dalla polizia per crimini che non ha commesso e costretta a nascondersi in attesa di veder trionfare la propria innocenza, sostenuta quasi soltanto da Mikael cui si dovrà, alla fine, l'intervento definitivo in favore. Comunque anche se le tante implicazioni del libro, non soltanto di contorno sono appena accennate e, in qualche risvolto, addirittura soppresse, l'impostazione scopertamente poliziesca del film può interessare perché, nonostante la regia di Alfredson sia solo di maniera e pur con un intreccio tanto concitato, avara di ritmi ansiosi, qualche buon momento affannato riesce a proporcelo. L'interprete migliore, anche questa volta, è Noomi Rapace come Lisbeth, delude nuovamente al suo fianco Michael Nyqvist come Mikael. (A Roma in 15 sale)

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