
Stringiamo la cinghia, ma non in cultura

Lorivela un'indagine commissionata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza a DigiCamere, che ha intervistato 600 capifamiglia. A Milano, Roma, Napoli e Monza. Nel dettaglio, i milanesi sono i più spendaccioni, con 100 euro al mese. Lettura e cinema in cima alle preferenze: circa il 30% acquista libri o riviste una volta alla settimana, il 10,3% va al cinema e il 10,5% noleggia un dvd ogni sette giorni. I milanesi visitano più spesso mostre d'arte, i napoletani vanno a teatro, i romani girano per i monumenti. Che cosa se ne deduce? Che non sono niente male i quattro miliardi al mese che l'intero Stivale sborsa per emulsionare mente e fantasia. Oltretutto volentieri perché si tratta di spese «voluttuarie», non obbligate. Per esemplificare ulteriormente: gli italiani spendono ogni giorno più in cultura che per comprare il pane. E tirano fuori, per la stessa voce, il doppio di quanto cacciano per le scarpe. Invece che fa lo Stato? Riduce gli investimenti nel comparto: nel 2008, lo 0,28 del Pil; nel 2009 lo 0,22 del bilancio statale. Morale: bisogna crederci di più, nella cultura. Tanto più che oltre ai cittadini tricolori, piace ai turisti. Il messaggio va spedito ai ministri Bondi, Tremonti e Brunetta. Col corollario che nelle varie branche sono abborriti gli sprechi e si deve imporre la competitività. Con buona pace del supermanager dei Beni Culturali, Mario Resca. Lidia Lombardi
Dai blog

Carlo Conti vince ancora. Scoppia la Sanremomania


La magia dei Pink Floyd torna a suonare nell'anfiteatro di Pompei


Da Jackson ai Beach Boys: quando le canzoni finiscono in tribunale
