Quarantamila in delirio per i divi Tokio Hotel
Erano quasi in quarantamila, a Piazza del Popolo, ad assistere al rinnovo dei voti nuziali tra musica pop e televisione. Perché ormai è un circuito mediatico chiuso: i "talenti" ad uso e consumo dei teenager vengono allevati dentro il video, poi gettati in braccio ai fans che garantiranno loro la carriera. ogni tanto li riportano dentro lo schermo, e il gioco ricomincia. La "Mtv generation" ha bisogno non di concerti live, ma di esibizioni figlie dei videoclip e comunque della benedizione di una telecamera. Non aspettatevi rockstar incarognite, ma qualche faccia da schiaffi e idoli prefabbricati per ragazzini. Nella notte romana c'era da eleggere la canzone regina dell'estate, e a pareva un derby Amici-X Factor con contorno degli eroi di Mtv, il canale musicale che trasmetteva in diretta l'evento "The Summer Song", con la sponsorizzazione della Coca Cola. A giudicare dall'urlometro dei ragazzini, non pareva possibile che il vincitore fosse il solito Marco Carta (con "Dentro ad ogni brivido"), sorprendentemente fischiato (come Giusy Ferreri), e apparentemente meno amato delle varie Noemi (che si è tuffata in una fontana della piazza con Syria), dei Finley, i Lost, gli Zero Assoluto, di quel magnifico ribaldo rock-rap di J-Ax, gli aostani Dari, i romani Broken Heart College, e dei competitori internazionali David Guetta-Kelly Rowlands, Pixie Lott, Dolores O'Riordan. Le vie del successo sono davvero misteriose, e a volte anche quelle del televoto, come gli avversari di Carta avevano intuito a Sanremo. Nessuno però poteva tenere il passo dei Tokio Hotel, ospiti fuori gara, ma con un seguito popolare da far impallidire gli altri. I quattro ragazzi tedeschi sono tornati dopo due anni di assenza discografica, e il loro nuovo cd "Humanoid", più elettronico e azzardato dei loro lavori precedenti, li costringe a riconfermare il loro primato nelle tribù under-15, che li venerano come implausibili semidei generazionali. Il loro problema, visto che hanno superato i 20 anni, è quello di crescere in quella casa di vetro che è la fama: e se chiedi al cantante Bill Kaulitz, ancor più ambiguo del solito con il suo sguardo bistrato se sia un problema (artistico e umano) diventare adulti con tutta questa pressione addosso, ti risponde che «anche i ragazzi che ci amano stanno affrontando il cambiamento dell'età insieme a noi», e dunque tutto a posto. O quasi: perché - spiega - «le ragazze italiane sono le più sfacciate di tutte. Ci mostrano cartelli in cui c'è esplicitamente scritto: "Possiedimi"». Oddio, la parola esatta non era proprio quella. E vista l'età praticamente pre-puberale delle ammiratrici, non c'è da andarne troppo fieri.