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Quando «La Gitana» fa rima con la grande danza dell'Opera

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LorenzoTozzi Torna il balletto romantico nella stagione autunnale del Teatro dell'Opera. I due titoli, La Gitana e La Sylphide, rispettivamente in scena dal 1° e dal 15 ottobre al Teatro Nazionale, si legano alla figura della leggendaria Maria Taglioni, che ne fu prima indiscussa interprete. Ma mentre La Sylphide arriverà nelle fattezze danesi di Bournonville (1836) che rinverdivano i fasti della Taglioni della prima Sylphide parigina, cucitale addosso dal padre Filippo quattro anni prima, La Gitana, esaltata dalla interpretazione di una Taglioni trionfante a Pietroburgo nel 1838, apparirà in una libera ricostruzione in stile del canadese Paul Chalmer. Le musiche di Auber e Schmidt saranno dirette da Sergio Oliva. A dare vita al noto allestimento già apparso a Roma saranno Gaia Straccamore nei panni del titolo, Igor Yebra in quelli dell'ussaro e Vito Mazzeo in quelli di Don Alonso. A presentare la produzione è il regista Beppe Menegatti: «È un testo musicale di prim'ordine, un balletto valido che poggia sul valore della prima ballerina e deriva da un racconto di Cervantes. Filippo Taglioni nel teatro lo si può paragonare a registi come De Sica o Visconti. Non a caso godeva della fiducia di Rossini e Meyerbeer. L'allestimento ha debuttato a Verona con Carla Fracci tredici anni fa. Per ragioni economiche abbiamo dovuto ridurre a due i quattro titoli di balletti romantici programmati in un primo tempo. Per il balletto non si trovano mai i soldi. Eppure se un'Aida costa cento, ad una Bella addormentata non viene concesso più di 40, pur essendo medesimo l'impegno produttivo». Con l'occasione lancia un accorato grido d'allarme Carla Fracci, direttrice del ballo: «Qui tutto è incerto. Non so se sarò ancora al mio posto il prossimo anno. Ci sono situazioni poco chiare. Abbiamo detto quello che servirebbe al ballo, ma si fa sempre fatica ad ottenerlo. Ho fatto tante domande, ma non ho avuto risposta. Da mesi ho chiesto di incontrare il sindaco di Roma per conoscere il nostro futuro. Per motivi economici il Teatro ha rinunciato a una tournée in Giappone e anche al New York City Center».

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