Cogne, «Il processo imperfetto» e la verità scientifica dei Ris
AlessandraFarias La sua verità è un «processo imperfetto». Imperfetto non per l'esito, ma per come, sin dall'inizio, si è svolto: dalle indagini alla condanna definitiva a 16 anni di reclusione per Annamaria Franzoni. L'omicidio di Samuele Lorenzi, avvenuto la tragica mattina del 30 gennaio 2002, lo racconta in un thriller Luciano Garofano, direttore dei Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) di Parma e docente universitari di scienze forensi. Ne «Il processo imperfetto» edito da Rizzoli, Garofano ripercorre il lavoro dei Ris per giungere alla verità: dettagliato, completo e spiegato anche a chi di indagini scientifiche non ne sa nulla se non attraverso le fuorvianti rappresentazioni della fiction: «Nelle finzioni cinematografiche - si legge il colpevole si trova in fretta e così anche pr Cogne s'invoca la rapida soluzione del caso. Ma la realtà ha altri tempi, ben più lunghi (...) E ha modalità più discrete (..) Questo è un altro gioco: si chiama iter giudiziario e chi sta svolgendo le indagini deve poter lavorare in tranquillità». Un libro che sembra quasi una denuncia dell'«imperfezione» italiana già nella preparazione degli uomini che dovrebbero trovare prove schiaccianti: univerisità dove non esistono insegnamenti che si occupino di spiegare cos'è l'esame del Dna ad esempio. «Imperfetto» pesche il ruolo dei periti e consulenti non ha delle regole precise portando poi a perizie e controperizie in contraddizione tra loro screditando la prova scientifica che dovrebbe essere inconfutabile. Esempio lampante il caso Cogne, spiega Garofano, dove la mancanza di conoscenza della prova del Bpa (la scienza che studia le modalità con cui si producono le macchie di sangue) è ignota a molti degli addetti ai lavori ed è invece stata l'elemento determinante di tutto il dibattimento. «Imperfetto» perché i media si lanciano come sciacalli sugli omicidi più efferati, mentre, scrive Garofano, gli uomini della scientifica vincolati dal segreto professionale, non possono smentire e finiscono per essere dipinti come incapaci. Quello che l'avvocato Taormina ha fatto proprio con il colonnello Garofano. Questo il tema nascosto, potremmo definirlo così, che accompagna tutto il testo. Quello che è stato sbattuto su tutte le prime pagine dei giornali dimenticando che poi proprio Taormina è stato rinviato a giudizio per diffamazioni nei confronti dello stesso Garofano: «La mia ferita rimane aperta e con l'aggravante della beffa: la Corte Costituzionale mi aveva dato ragione e, se non ci fosse stato l'inghippo degli atti, avrei potuto portare Taormina davanti a un giudice(...) nemmeno un'ammenda per le bugie che ha raccontato su di me ai giornali (..) e per i cinque anni in cui ci ha fatti oggetti di una ingiustificata gogna mediatica». «Il processo imperfetto» è perfettamente scientifico. Solo nell'ultima parte esce l'aspetto dell'uomo Garofano che dopo sette anni continua ancora a chiedersi, da padre, il perchè di un gesto così atroce.