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Arte, la grande truffa

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Arrivanoin pellicola (dal 2 ottobre in occasione della Giornata Nazionale del Contemporaneo) i paradossi dell'arte post-moderna. Pesso il Macro, Museo d'Arte Contemporanea di Roma, è stato presentato il film italo-argentino «L'Artista», già proposto con successo nella sezione ufficiale dello scorso Festival di Roma. La pellicola esplora con sottile ironia il mondo contemporaneo dell'arte, raccontando la storia di Jorge Ramirez, infermiere in un istituto geriatrico che, appropriandosi dell'arte istintiva di un suo paziente, agita i meccanismi del mondo dell'arte, svelandone i giochi sottili. Sullo sfondo delle vicende del protagonista, il film rilette su un tema centrale dell'arte: al genio creativo dell'artista si contrappongono le logiche di mercato, le esigenze dei curatori e le pretese dei galleristi e del pubblico. Il film - diretto da Mariano Cohn e Gastòn Duprat (noti autori televisivi), coprodotto e distribuito da Cinecittà Luce - è un prodotto low-budget che ha coinvolto persone già attive nel mondo dell'arte: oltre a Leon Ferrari, Leone d'oro alla Biennale di Venezia, Andrés Duprat (sceneggiatore) e curatore, manager di programmi culturali, architetto e creatore del Museo d'Arte Contemporanea di Bahia Blanca. Duprat, nel film l'arte contemporanea è spesso in mano a truffatori che usano il plagio con disinvoltura: è così anche nella realtà? «Abbiamo cercato di realizzare un film iperrealista, senza caricare troppo le gag. Quello che descriviamo succede spesso nei vernissage: c'è chi va a vedere le mostre per rimorchiare, chi per parlare del proprio I-phone e chi per fare affari. La verità è che oggi l'arte contemporanea ha troppi intermediari, tra critici, curatori, galleristi e direttori di musei. Mentre il vero artista non ha bisogno di intermediari, ma deve solo emozionare la gente che guarda le sue opere. Il film è "contro l'interpretazione" sulla scia del testo di Susan Sontag. Ed è una critica ai tanti aspetti dell'arte inflazionata dall'ansia della promozione». Nel suo racconto affiora l'idea che l'artista più è regolato dall'inconscio e più è puro nella sua espressione. «Il protagonista, in quanto artista, si sdoppia: Ramirez ruba il talento a Romano, il vecchio matto che vive come un vegetale ma crea opere straordinarie. Non credo però che il talento debba essere per forza legato all'irrazionale. E in fondo Ramirez, pur appropriandosi di opere non sue, comunque diffonde l'arte nel mondo e ne percepisce la grandezza». Quanta importanza ha l'arte in un mondo come quello attuale tormentato dalla crisi? «Credo sia importante togliere il potere ai tanti intermediari dell'arte, che creano confusione e fanno lievitare i prezzi delle opere. L'arte è della gente. Non è vero che la gente non capisce le opere perché non c'è niente da capire. L'arte non deve essere più in mano a quei 200 esperti mondiali che ne decretano il successo, ma deve essere apprezzata direttamente dalle persone. L'arte contemporanea è complessa e dinamica soprattutto oggi: quello che piaceva ieri può non piacere domani. Ma proprio a causa di questa dinamicità si presta ad essere usata come mezzo di speculazione». Quali sono i suoi artisti preferiti? «Pistoletto, Mario Merz, e Maurizio Catellan».

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