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Un videogioco tra favola nera e sagace ironia

Eli Roth in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino

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Tarantino e i nazisti. Raccontati come in un videogioco o, se vogliamo, in una favola nera, tanto che il film comincia con «c'era una volta». Cinque capitoli. In quello che fa da guida c'è un ufficiale statunitense infiltrato nella Francia occupata dai tedeschi per ucciderne il maggior numero possibile alla testa di un gruppo di ebrei americani, combattivi e duri, forse rifatti sulle basi di «Quella sporca dozzina». Un altro capitolo ha al centro una ragazza ebrea, unica sopravvissuta allo sterminio dei suoi, che ha aperto a Parigi un cinematografo verso il quale confluiranno anche gli altri capitoli perché, a un certo momento, proiettandosi un film tedesco di propaganda alla presenza di Hitler e di tutti i papaveri nazisti, un piano prevede di sterminarli tutti, con il fuoco e le bombe. Cosa che accadrà, anche se - purtroppo - sappiamo che non è andata così... Una favola, perciò, e appunto con i modi di un videogioco spesso sfiorando il fumetto. Tarantino, per proporli, ce l'ha messa tutta sfoderando, anche con maggior foga, le sue più note batterie: il sangue, l'orrore, la concitazione, esibendosi, anche in varie citazioni cinefile, a cominciare dal titolo che, nella versione originale, «Inglorious Basterds», voleva ricordare la versione americana di «Quel maledetto treno blindato» del nostro Enzo G. Castellari. Le cifre vanno dall'avventuroso al grottesco, passando per il western e un certo cinema di guerra, qua privilegiando le tensioni e gli affanni, come nel grande attentato finale, là indugiando un po' troppo in situazioni esposte con uno scoperto gusto teatrale, costellate da dialoghi, anche se, quando ansiosi quando divertenti, portati fino ai limiti del verboso.   In mezzo, naturalmente, ha molto spazio la recitazione, a cominciare da quella di Brad Pitt che (sentitelo nell'originale), per il suo personaggio di militare aggressivo sfoggia, irsuto e torvo, i toni abituali dei sergenti di ferro raccontati da Hollywood. Da citare però anche l'austriaco Christoph Waltz che, per il nazista più cattivo, imita con successo il Joker di Jack Nicholson in «Batman».

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