Todi chiama Roma Sul palcoscenico basta Cenerentole
{{IMG_SX}}A conclusione della 23^ edizione di Todi Arte Festival ha avuto luogo la maratona "Viva il teatro", voluta per attirare l'attenzione sui problemi serissimi nei quali si dibatte il teatro e perché sempre più Todi si accrediti come cittadella della resistenza teatrale. Il teatro è sempre stata la disciplina artistica più povera e trascurata, anche se per decenni il teatro pubblico rispetto al privato si è avvantaggiato nei contributi statali. La crisi economica, i tagli, hanno messo in difficoltà il teatro che va aiutato, è banale ripeterlo. È luogo di incontro, di confronto, di verifica, di divertimento ma anche di riflessione dolorosa. Nella maratona tuderte hanno raggiunto la città umbra Mario Scaccia, Luigi De Filippo, Geppy Glejeses, Dario Cassini, Massimo Lopez, direttori di scena, macchinisti, fonici. Tutti hanno fatto presente come sia urgente agire. Non a caso, sul palco si sono incontrati l'on. Gabriella Carlucci del Pdl, l'on. Emilia De Biasi del Pd, il regista Piero Maccarinelli e il rappresentante di una associazione di tecnici del teatro. Insieme a Maurizio Costanzo, che del Festival di Todi è direttore artistico, si è parlato di ciò che deve accadere nei prossimi mesi. Il patrimonio culturale che ci hanno lasciato Plauto o Sofocle o Pirandello o Diego Fabbri non è barattabile. E comunque ricordate che il teatro allunga la vita a chi lo fa e a chi lo guarda. A Todi, come questo giornale ha riportato, si è esibita una strepitosa Franca Valeri, 89enne e uno strepitoso Giorgio Albertazzi, di 86. Quella sera al Comunale era presente anche l'89enne Mario Scaccia. Colgo l'occasione per fare un saluto al decano Arnoldo Foà di 93 anni. Gli spettatori hanno potuto assistere a una rappresentazione di 20 minuti degli allievi del Laboratorio Piero Gabrielli, in parte giovani attori e in parte ragazzi disabili. Chi scrive ha assistito a uno spettacolo di grande qualità ed giusto complimentarsi con Sveva Belviso, assessore alle Politiche Sociali della Giunta Alemanno, che consente al laboratorio di continuare. Mi fa anche piacere ricordare Piero Gabrielli, un nazionale di rugby e, con i fratelli, gestore e proprietario di locali a Roma, che prima di venire a mancare ha costituito questo laboratorio che deve rimanere un vanto per Roma. Nella convinzione che i lettori de "Il Tempo" siano frequentatori delle sale teatrali, voglio augurarmi che questa gloriosa testata romana possa diventare luogo di discussione e di confronto fra quanti desiderano la sana sopravvivenza del teatro.