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Elizabeth Strout: "Gli Usa? Non sono un modello da seguire"

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Elizabeth Strout

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È arrivata a Roma la vincitrice del Premio Pulitzer 2009. Se volete scambiarci quattro chiacchiere, accaparratevi il primo posto in piazza dell'Orologio 3: l'ingresso è libero. La Spoon River in prosa Elizabeth Strout, autrice di «Olive Kitteridge», è attesa alla Casa delle Letterature per le 18,30. A farle compagnia ci saranno anche Leonetta Bentivoglio ed Elisabetta Rasy che interverranno sugli spunti offerti da Maria Ida Gaeta, moderatrice. Chi vuole, ne approfitti per ascoltare Betti Pedrazzi leggere frammenti del romanzo pubblicato in Italia da Fazi editore, che ha già venduto 40 mila copie ed è stato ristampato 5 volte in due mesi. Il libro è tradotto da Silvia Castaldi. Perché gusta tanto alla gente? «Penso dipenda dal fatto che rappresenta e descrive sentimenti universali, con i quali la gente si confronta normalmente nella propria vita. Racconto quello che molte persone non hanno a volte il coraggio di esprimere». Ma chi è Olive Kitteridge? «Sono le molte persone che ho conosciuto nel corso della mia vita; Olive nasce dalla mia numerosa famiglia nel Maine, dalle mie esperienze personali che ho messo assieme. L'ho scritto mentre ero in un piccolo cottage sulla spiaggia, a Cape Code, nel Massachussetts. Senza tv e senza radio, avevo con me solo tre libri di Graham Greene». Eppure nel leggere il suo racconto vengono in mente George Elliot, Alice Munroe, Tolstoj e Roth... «Sono gli scrittori a cui mi ispiro!». In «Olive Kitteridge» c'è l'idea di un'America insicura: quale? «Me lo hanno gia detto, ma non credo. Olive è una donna spesso spaventata, anche dai cambiamenti in atto nel Paese, ma il libro non descrive un Paese spaventato. Non so quale sarà il nostro futuro di americani: spero i democratici possano continuare a governare. In ogni caso non credo gli Stati Uniti possano rappresentare un modello cui ispirarsi oggi». Ma Elizabeth si rende conto d'essere entrata nell'Olimpo della letteratura mondiale? «Non ho ancora assorbito la vittoria del Pulitzer». Sta già pensando al prossimo libro? «Sarà la storia di due fratelli che fanno gli avvocati, sono ormai tre anni che ci lavoro».

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