Viaggio a Reims, l'ultimo Rossini in salsa nipponica

Sembra quasi impossibile, ma solo ora approda per la prima volta a Roma (stasera e mercoledì al Parco della Musica per il Festival Belcanto) l'ultima delle grandi scoperte rossiniane, quel Viaggio a Reims reperito quasi casualmente alla fine degli anni Settanta tra gli scaffali della Biblioteca del Conservatorio di S. Cecilia e subito portato alla esecuzione - anche discografica - da Abbado con la regia di Ronconi (1984), auspice l'edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro. Orchestra e coro dell'Accademia saranno questa volta diretti dal nippo-americano Kent Nagano, già applaudito di recente al Reate Festival sul podio del Don Giovanni mozartiano.  A capeggiare lo stuolo di grandi ugole, in gran parte straniere, necessario alla realizzazione di questo dramma giocoso in un atto composto su libretto di Luigi Balocchi in occasione dell'incoronazione di Carlo X di Francia (1825), è la specialista Daniela Barcellona nei panni della marchesa Melibea, vedova polacca, attorniata anche da qualche elemento del vivaio dell'Opera Studio di Renata Scotto, come il soprano Rosa Feola nei tratti di Corinna, ruolo scritto nientemeno che per la celeberrima Giuditta Pasta. Le vicende della riscoperta meritano una menzione: Rossini aveva vietato la ripresa di questa partitura dopo il 1825 anche perché nel 1828 ne aveva utilizzato molte pagine per Le Comte Ory. Lasciò in eredità il manoscritto alla moglie Olympie che ne fece dono al medico di Rossini poco prima della morte. L'eccezionalità è data appunto dal concorso di tante grandi voci del tempo, per cui opportunamente Rossini scrisse la parte, in occasione dell'occasione celebrativa. Il libretto deriva da Corinne ou l'Italie (1807) di Madame de Stael, fautrice della monarchia e dunque malvista da Napoleone. I suoi viaggi offrono il destro per una serie di squisiti ritratti nazionali: tutto nella locanda del Giglio d'oro a Plombières nella vana attesa dell'arrivo delle carrozze per recarsi a Parigi per la cerimonia di incoronazione. E il genio di Rossini crea per l'occasione una girandola di caratteri vocali davvero pirotecnici, un fuoco d'artificio belcantistico per la goduria di orecchie esigenti e competenti. Insomma la quintessenza di Rossini.