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Tutta l'umanità di Flanagan «La scrittura è ciò che sono»

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È,piuttosto, un uomo dallo sguardo «chiaro» e dai modi gentili che ha il dono di raccontare la vita. E lo fa semplicemente e alla sua maniera, poco occidentale e molto umana. Ci si presenta per un'intervista sull'ultimo romanzo «Solo per desiderio» e si finisce a parlare di letteratura, di amore e di tutto ciò che rende umana la vita. Partendo da una premessa: «La letteratura non è un esercizio intellettuale, anche se questo è quello che credono molti europei». E allora cos'è per lei la scrittura? «È quello che sono. La scrittura non è un programma, né una teoria, fa parte della vita ed è contraddittoria quanto lei. Non è riconducibile a semplici spiegazioni, per questo diventa quasi tragica». «Wanting» descrive il conflitto tra desiderio e disciplina, quanto è attuale? «Il desiderio ha la stessa bellezza della tragedia. Io racconto l'impossibilità di sfuggire al bisogno d'amore. Solo quando ho finito il romanzo mi sono reso conto che i temi erano attuali». Perché usare Dickens per raccontare la scrittura? «Ho sempre voluto scrivere un libro su questo. Lo scrittore è poco compreso. Lo si crede un divo, ma ogni volta che scrive lascia una parte della sua anima ed è come se perdesse qualcosa». Perché ambienta molti romanzi in Tasmania, suo paese natale? «Le rispondo con una domanda: a un europeo chiederebbe perché ambienta la sua storia a Parigi? Non esiste luogo in Europa che non conoscessi già attraverso la sua letteratura. Il vero soggetto è la natura umana e per comprenderla dobbiamo usare i dettagli della realtà».

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