Ora la Lega ha un'altra portavoce
Giustappunto nominata dallo specchio delle brame televisive la più bella del reame italico. Dopo il vicesindaco di Lampedusa, testimonial dello sfondamento a sud, la Lega potrebbe avere un’altra portavoce meridionale per la sua recente battaglia a favore dell’insegnamento dei dialetti a scuola: Maria Perrusi da Fiumefreddo Bruzio. Televotatissima dai compaesani, in una grande festa di appartenenza locale, Maria li ha involontariamente omaggiati raccontando agli italiani, in fremente attesa di sapori e tepori da focolare domestico e bagni d'autenticità della miss della porta accanto, che a casa parla in dialetto. Vero? No: veeeero. Maria sarebbe dunque un'allieva che parte avvantaggiata per un ipotetico insegnamento di: introduzione al calabrese contemporaneo. Bisogna vedere come se la cava in usi e costumi locali, e la coccardina verde non gliela toglie più nessuno. Trent'anni fa i genitori si gloriavano dei figli che parlavano italiano, segno di emancipazione, oggi i figli si vantano di parlare dialetto. Ennesimo capitolo stentato di un'identità nazionale frantumata negli idiomi da vicinato. Anzi, l'anno prossimo facciamo che tutte le aspiranti miss parlino rigorosamente glocal, un po' di global english e un po' di dialetto, dell'italiano che ci frega. Ma siccome la Miss Italia, per quanto il concorso mantenga un'atmosfera da anni Cinquanta a prescindere da cosce ed effetti speciali, è un lago mosso di bellezza in cui si riflettono le ambizioni di tante ragazzine e di tantissime madri attaccate ai reggicalze del successo delle figlie, un pizzico di moralismo da maestrini non guasta. Non sappiamo se la nuova miss Italia è bella, bellissima o ha vinto per sbaglio, questione di diatribe estetiche ed eterne ripicche da guardoni dalle quali mai si esce vincitori, e hai voglia a dire che le candidate dei piccoli paesi contano su reti di solidarietà inimmaginabili per quelle dei grandi centri urbani, non se ne esce vivi. Queste cose non le sappiamo, epperò abbiamo ascoltato l'italiano non irreprensibile di Maria. Quando a un'intervista confessa che «io aspiro come una modella» e, messa di fronte alle solite insopportabili domandine su quale carriera l'aspetta da grande, rassicurandoci poi che «io non lascio la scuola e lo studio, la cultura è molto fondamentale», scansato il barzellettiere, molto fondamentalmente ci deprimiamo. E meno male che questa ragioniera diciottenne al concorso l'ha iscritta un professore supplente, con la benedizione del preside. Molto fondamentale.