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Le speculazioni d'artista si nascondono in uno specchio

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L'esposizione,curata da Augusta Monferini, Maria Grazia Tolomeo e Alberto Dambruoso, indaga sul rapporto tra artisti e specchi, o meglio sull'uso che dello specchio è stato fatto, in particolare dagli anni Sessanta. Sono presenti le opere di circa trenta artisti, a rappresentare appunto i lavori di quattro generazioni. La decisione di porre l'incipit della mostra agli anni Sessanta ha di per sé una motivazione molto semplice dal momento che - tranne i due casi isolati degli antesignani Juan Gris con l'opera «Lavabo» del 1913 dove uno specchio veniva immesso direttamente sulla tela a rappresentare una tranche de vie e Marcel Duchamp con l'opera il «Grande Vetro» del 1915-23 dove lo specchio veniva utilizzato per sperimentare un gioco tra la terza e la quarta dimensione ovvero l'infinito - gli specchi, intesi come medium artistico, fanno la loro comparsa solo nei primi anni Sessanta. Ma le ragioni per le quali una serie di artisti, di differenti schieramenti, iniziano a realizzare opere con lo specchio negli anni Sessanta sono da ricercare in primis nel nuovo corso della ricerca artistica di quegli anni.

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