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Se il ministro licenzia i parassiti radical-chic

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El'ha fatto con il suo stile ormai ben noto, caratterizzato da un'apprezzabile franchezza. I suoi giudizi assai critici nei riguardi di registi e cinematografari vengono al termine di una edizione tutta politica della Mostra veneziana. A causa di un cartellone infarcito di pellicole ad alto tasso ideologico (dal film di Michele Placido a quello di Oliver Stone, che ha fatto una statua equestre in onore del dittatore venezuelano Chavez), in conferenze stampa ed interviste non sono neppure mancati riferimenti all'esigenza di una "guerra di liberazione" da Silvio Berlusconi e dai suoi ministri. Normale che Brunetta, persona assai reattiva, abbia detto subito la sua senza peli sulla lingua. Il ministro si è però limitato a replicare a chi aveva contestato la sua parte politica. Usando argomenti squisitamente liberali, egli ha soprattutto messo in discussione che si debba tassare la gente per finanziare attività (produrre film, in particolare) che possono stare sul mercato senza alcun bisogno di aiuti pubblici. Chi sostiene il cinema con i soldi dei contribuenti, per giunta, è un Robin Hood alla rovescia, poiché prende ai poveri per dare ai ricchi. Senza contare che in questo modo si producono solo opere "di regime", che per forza di cose devono piacere alla parte politica che paga. Brunetta vuole che la cinematografia italiana soddisfi il pubblico e faccia opere che il pubblico apprezza. Diversamente si riduce ad essere un baraccone di parassiti, che disprezzano il capitalismo proprio perché, sul mercato, si sopravvive solo se si incontrano le esigenze dei consumatori. Nel dorato mondo di tanta parte dell'intellighenzia progressista italiana, invece, è Pantalone che deve pagare: e così ogni anno il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) distribuisce 380 milioni di euro, molti dei quali vengono dalle tasche di chi fatica ad arrivare alla quarta settimana. È questo, soprattutto, che indigna Brunetta. Che vi sia gente che vive tra Cortina e Capalbio, intascando un mucchio di soldi dei contribuenti, e che non contenta di questo continua a fare la predica al prossimo. È tale spettacolo penoso, appunto, che non può più continuare e che il ministro si è impegnato ad interrompere. Auguriamoci che ce la faccia.

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