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Firth saluta la moglie Ksenia vuole rivincere

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Mail Leone d'Oro, alla fine, ha riappacificato tutti e il vincitore Samuel Maoz ha auspicato che il suo film "diventi un'esortazione a non fare mai più guerre. Essendo stato nella guerra del Libano un artigliere, so bene quanto sia difficile per coloro che tornano imparare a convivere con il dolore. La morte si alimenta della guerra e viceversa, quindi basterebbe non uccidere più". Anche la regista iraniana Shirin Neshat ha rivolto un appello a tutto il mondo, ma soprattutto "al governo iraniano affinché faccia pace con il suo popolo e dia alla gente quello che aspettano da cento anni: pace, democrazia e libertà". Jasmine Trinca si è invece augurata che Michele Placido (attaccato nei giorni scorsi da più parti, ministro Brunetta compreso) "non debba difendersi da solo ma che altre voci si levino a difesa della libertà d'espressione di un grande artista". In un perfetto italiano l'attore inglese Colin Firth, ha poi dedicato il premio al regista esordiente, lo stilista gay Tom Ford che lo ha scelto, e a sua moglie, "una bellissima italiana che mi sopporta da 15 anni anche nei miei ruoli più strani, quelli di mariti diversi". L'attrice russa Ksenia Rappoport ha infine sperato di vincere ancora una prossima volta "nel film che sicuramente farà l'esordiente Giuseppe Capotondi, al quale andrà di certo il Leone d'Argento per la regia". Il festival veneziano ha mostrato una grande apertura verso il nuovo, considerando che ben tre delle opere premiate erano prime, realizzate da registi esordienti. Din. Dis.

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