"Per chi vota quel Mike"
La sinistra non ha mai amato particolarmente Mike Bongiorno. I progressisti d'Italia sono sempre rimasti in imbarazzo di fronte alla figura di questo grande presentatore che ha fatto la Resistenza, ma nello stesso tempo ha collaborato e permesso il successo del modello televisivo di Silvio Berlusconi. Non possiamo dimenticare che, quando fu proposta la nomina di Mike Bongiorno come senatore a vita il diessino Gavino Angius ebbe a dire ironicamente: "E perché no Pippo Baudo...?". Uno degli episodi più sgradevoli di attacco politico contro Mike Bongiorno avvenne nel febbraio del 2003, proprio quando Mike Bongiorno ottenne la cittadinanza italiana facendo il giuramento di fedeltà alla Costituzione repubblicana. Il presentatore non aveva nemmeno finito di pronunciare il giuramento che i parlamentari diessini Franco Bassanini, Cesare Salvi, Massimo Villone e Stefano Passigli, al Senato, e Paolo Cento, alla Camera, avevano dato fuoco alle polveri chiedendo al ministero dell'Interno di indagare sul voto di Bongiorno. I parlamentari dei Ds e dei Verdi non potevano sopportare il fatto che Bongiorno avesse dichiarato nel 1994 la propria preferenza politica verso Silvio Berlusconi senza del resto annunciare il suo voto. Ma quel lontano affronto meritava un'adeguata risposta. I parlamentari chiesero di sapere al Ministro dell'Interno "nelle liste elettorali di quale comune della Repubblica sia stato indebitamente iscritto il signor Mike Buongiorno prima dell'acquisto della cittadinanza italiana; nel caso in cui il fatto sub a) sia positivamente accertato, come siano state possibili l'effettuazione di una tale iscrizione in palese violazione delle norme di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1997 e l'elusione di tutti i controlli previsti dal medesimo decreto; se il Ministro in indirizzo sussistendo l'ipotesi sub b) - intenda procedere ad individuare le responsabilità di rilevanza penale, ai sensi degli articoli 54 e seguenti del sopracitato decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1997". Si trattava di una vera e propria requisitoria politica contro il celeberrimo presentatore. La risposta del sottosegretario all'Interno giunse appena tre mesi dopo, il 29 maggio del 2003. Il sottosegretario D'Ali scrisse che "in merito alla presunta partecipazione al voto, nelle elezioni svoltesi in Italia, del noto conduttore Mike Bongiorno nonostante abbia conseguito solo di recente la cittadinanza italiana si precisa, innanzitutto, che lo stesso presentatore ha direttamente smentito, a mezzo stampa, la predetta notizia, affermando di non aver votato durante le consultazioni tenutesi in Italia. Si soggiunge che, da accertamenti svolti dall'Ufficio territoriale del Governo di Milano, è emerso che il signor Bongiorno non è stato mai iscritto nelle liste elettorali di quel Comune, ove lo stesso risiede. Da ulteriori verifiche eseguite presso il Tribunale ordinario di Milano, ove sono conservate le liste elettorali utilizzate per le pregresse votazioni, è risultato che il medesimo nominativo non risulta aggiunto in calce alla lista dell'eventuale sezione elettorale di residenza". L'attacco dei senatori diessini e dei deputati Verdi andò a vuoto. Ma quell'attacco rappresentò certamente un pessimo modo di interpretare le dichiarazioni di un personaggio pubblico considerato da sempre un pezzo della nostra storia, che certo non meritava una simile indagine politica.