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Fuksas l'archistar

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...chespopolò mesi or sono spiegando in prima serata che «Il popolo italiano è proprio deficiente» (declinazione aggiornata dello: scemo chi guarda), e il "registar" Citto Maselli, che sì, avrà pure fatto questo «Ombre rosse» che spernacchia un poco la sua sinistra con fare pensoso e tra un'ombra e l'altra si intravede anche l'ombra di un insopportabile architetto antipatico da morire, e Fuksas, il medesimo che si è conservato nella teca un sanpietrino di Valle Giulia, ci si è riconosciuto e si è urtato e ha detto a Maselli: primo, sei uno che nessuno ti guarda e campi di finanziamento pubblico. Secondo: statti zitto, caro compagno Citto, ché non ti rifaccio più aggratis la villa ischitana di Luchino Visconti, sezione "marxistar", dove ci sta la tua bella Fondazione. No ristrutturazione, no party. Urca, la battaglia tra star nemmeno un filo narcise fa intendere che a sinistra, tranne Tornatore che ha avuto la benedizione del Cavaliere e dunque ha l'indulgenza plenaria, volano stracci in bellezza con quella prosopopea che al tempo dell'egemonia culturale faceva chic e adesso fa tristezza di bisbetici indomiti. Dato che la politica è sparita, il fu intellettuale organico si fa intellettuale arsenico e la butta in caciara, così che la sinistra colta e seria si billionairizza al pari di una rissa qualunque tra Corona e la Moric, una calca da salotto di tronisti, una vanzinata, uno scontro al vetriolo tra aspiranti meteorine o tra Emilio e Fede per capire quale metà delle due sta a cuore davvero del Re Silvio. Maselli contro Fuksas sulle spalle della memoria di un comunista grosso così come Visconti per faccende di metacitazioni e metaristrutturazioni, certo, è match metafisico dall'esito incerto e diverte più delle primarie democratiche o di Vendola che litiga con Ferrero su faccende di falce e bordello. Fare però peperepè a questa sinistra, tanto divista da finire a ricchi premi e cotillon alla festa triste della sua dissoluzione etica prima che politica, sa di maramaldeggio, di critica sgraziata. Epperò, tralasciando erre moscie e polsini perlati e camicie fichissime e feste esclusive e villoni proletarchic, e a fronte dello sguardo altero con cui il Maxxi architetto guarderebbe dall'alto in basso il nostro umile giudizio, scafoniamo e consegniamo questo messaggio nella bottiglia del godimento: a' Fuksas, facce ride.

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