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VENEZIA - Dalla Russia un esordiente con molti meriti.

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Adesso,con l'occasione quest'anno del secondo centenario della nascita di Gogol, lo cita e non solo con una prima sequenza in bianco e nero che, nella bara, gli vediamo riaprire gli occhi, ma facendosi ispirare da molti suoi temi, specie quelli relativi alla corruzione di certi ambienti ufficiali non molto dissimile da quella con cui ci si può imbattere anche nella Russia di oggi. Ci presenta così il personaggio di un burocrate, tale Mikhail, con una bella casa, una moglie, un figlio, un'auto di lusso guidata da un autista. Tanto ordine, però, tanti desideri largamente soddisfatti lo annoiano, così come lo annoiano le feste aziendali con canti, balli, grandi bevute e discorsi vacui di un dirigente che non potrebbe essere più sciocco. Crede di venir fuori da quella noia (che si riflette anche nel suo ambiente familiare), cominciando a corteggiare la giovanissima commessa di un negozio, invitandola a pranzo in locali di lusso (dove si mangiano gli scampi del titolo: «Kakraki») e coprendola di regali costosi. L'altra, pur molto intimidita, sembra un po' corrispondergli, ma una sera, piangendo, deve confessargli che ha la mamma molto malata e non ha soldi per farla curare. Mikhail non esita, si è già fatto corrompere da un tizio che ha bisogno di un suo aiuto ufficiale, triplica subito le sue richieste, ma, denunciato finisce in prigione. Dove, per colmo di sventura, apprenderà che la bella commessa si sta fidanzando proprio con suo figlio. È la sua fine! Un carattere a tutto tondo, prima un po' segretamente beffato, poi analizzato con finezza in tutti gli aspetti del suo carattere, con certe buffe manie (va in piscina ma non sa nuotare, studia il cinese che però non gli serve), fino a creargli attorno, in casa, in ufficio, nelle pause con la commessa, un clima fondo di amarezza che non tarda a diffondersi su tutta la vicenda. Con ritmi soprattutto interiori, cifre visive nitide e sempre indicative di uno stile forte e sicuro. Lo sostiene un protagonista dai segni molto incisi, Mikhail Efremov, noto come attor comico, ma qui con tutte le dolenti ironie di Gogol. (Settimana della Critica, Russia)

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