Italiani? Cinici razzisti e trash
Mentre la stampa straniera si divide (come in Italia) su «Baarìa» di Tornatore (per i tedeschi «troppo buonista e poco originale» e per il francese Le Monde «lungo grido d'amore di un cineasta che credevamo perduto»), dai film presentati ieri a Venezia esce un ritratto agghiacciante degli italiani. Cattiva gente che mostra i lati peggiori: dal deleterio potere della tv commerciale in «Videocracy» dell'italo-svedese Erik Gandini (Settimana della Critica), al razzismo italiano contro i romeni nel film «Francesca» (Orizzonti) di Bobby Paunescu, che mette in bocca alla sua protagonista (Birladeanu) frasi scioccanti sulla xenofobia del sindaco di Verona Luca Tosi e dell'onorevole Alessandra Mussolini: «Sindaco di Verona di merda» e «la Mussolini, una troia che vuole ammazzare i romeni». E come se non bastasse «Il colore delle parole» di Marco Simon Puccioni (Orizzonti) svela le difficoltà di un gruppo di africani in Italia e «Honeymoons» di Paskaljevic accusa il razzismo del Bel Paese che blocca gli immigrati lasciando passare solo quelli con i soldi. Il romeno Paunescu, ha ricordato che ci sono 27 mila imprese italiane in Romania e 20 mila romene in Italia per un giro d'affari 12 miliardi di euro. A Venezia sono poi sbarcati due divi italiani, Gabriel Garko e Laura Chiatti, che ha ricevuto il premio Biraghi dal Sindacato dei Giornalisti cinematografici, mentre a Citto Maselli è andato il premio Bianchi. Garko, diretto da Salvatore Samperi nella prima e seconda serie (da martedì su Canale 5) de «L'onore e il rispetto» ha ricordato il regista come «un amico, un folletto, un uomo saggio e un bambino» nel documentario omaggio di Antonello Sarno dedicato a Samperi, «Raccontando i sogni». Riguardo al discusso «Videocracy», l'attore ha definito la tv «troppo voyeuristica: nei reality si fa vedere tutto, a me li hanno offerti ma non li farò mai e per questo mi chiamano il "signor no"». La bella Chiatti, in un mini abito bianco che il vento le sollevava sulla terrazza dell'Excelsior, vorrebbe invece il ruolo di «una donna non bella, che non sia amante di qualcuno, ma che mostri la complessità delle donne». L'attrice ha poi svelato di aver chiesto lei «a Tornatore di recitare in "Baarìa" anche solo per una posa. Ho finito di lavorare in "Io, loro e Lara" di Carlo Verdone, persona straordinaria a livello umano, grande regista generosissimo e positivo. E ora sto girando "Somewhere" di Sofia Coppola, che mi ha scelto dopo avermi visto in una sfilata». In concorso sono infine passati due bei film applauditi dalla stampa. «Life During Wartime» di Todd Solondz, con Ciaran Hinds, Shirley Hennderson e Charlotte Rampling, sequel di «Happiness» 11 anni dopo: la società malata di allora, tra pedofili e borderline, si confronta oggi con «un disordine post traumatico per gli eventi subìti». Mentre «The road» di John Hillcoat (tratto dal best seller del Pulitzer Mc Carthy) è ambientato in uno scenario post-apocalittico e senza sole, in cui sopravvivono un padre (Viggo Mortensen) e un figlio (il bravissimo Kodi Smit-McPhee) attraversando un'America desolata, tra alberi caduti, macchine abbandonate e teppisti cannibali: mentre la mamma del bambino (Charlize Theron, anche produttrice) si è suicidata.