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Dante on the road

Dante Alighieri

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Duecento spettatori il pomeriggio, mille la sera, quando cala l'afa. C'è Dante in piazza, a Ravenna, fino a domenica, e la città dove riposa il sommo poeta s'anima di musica e versi. Alighieri comunque superstar, in un crescendo che non trova sosta, neanche adesso che l'italiano, quello forgiato dalla Commedia e rimbalzato su Manzoni, se la deve vedere - a scuola - con i dialetti. Dici letture dantesche e pensi a Benigni - che le ha esportate negli States. Ma prima ancora a Vittorio Sermonti e a Giorgio Albertazzi. Ma c'è dell'altro. Ha fatto furore il musical sulla Commedia ideato da monsignor Marco Frisina, il direttore del Coro della Diocesi di Roma. Fuori dai banchi di scuola il pellegrino della selva oscura piace ai giovani. Nel 2006 migliaia di studenti, in tutto lo Stivale, si sono esercitati sui versi danteschi, virandoli in rap e sottoponendoli a una giuria di compositori e cantautori italiani. All'estero i seminari danteschi sono cult. A Mosca il primo nome italiano attribuito a un ente culturale - per la precisione una biblioteca, inaugurata nel 2004 - è stato Dante Alighieri. E che la Russia tifi per il fiorentino esule e lo legga come testimonial del Bel Paese lo dimostra anche una statua sistemata nei giardini dell'«Hermitage». «Libertà vo cercando, ch'è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta», è scritto in cirillico sul piedistallo. Ancora, un sondaggio Ipsos assegna a Dante il 32 per cento delle preferenze come scrittore italiano più rappresentativo nel panorama letterario internazionale. La misura che testimonia come Dante abbia scolpito non solo i caratteri umani - quel che affascina i lettori di tutto il mondo - ma la nostra lingua la fornisce Tullio De Mauro. «Quando Dante comincia a scrivere la Commedia - nota - il vocabolario fondamentale dell'italiano è costituto per il sessanta per cento». Aggiunge un altro linguista, Luca Serianni: «Il vocabolario fondamentale di una lingua è quell'insieme di parole, non molte, circa duemila, che coprono le nozioni fondamentali. Ad esempio il, di, in, i verbi di largo uso come avere, essere, volere, i sostantivi come cane, gatto, amore, paura. Queste parole da sole consentono di realizzare una quota molto alta di testi, orali o scritti: addirittura, si calcola, il novanta per cento. Ebbene, tutte queste parole sono per il 60 per cento attribuibili all'inizio del Trecento, quando Dante comincia a scrivere il suo poema. Ma alla fine del secolo il vocabolario fondamentale dell'italiano, grazie soprattutto all'autore della Commedia, è formato per il novanta per cento. Insomma su duemila parola circa del lessico fondamentale, quasi milleottocento sono quelle che si trovano nell'Alighieri». Ecco i due elementi che spiegano la calamita-Dante sul pubblico. Il riconoscere nelle sue parole le nostre parole. E il riconoscere nei suoi personaggi, nei loro sentimenti - ira, amore, passione politica, fede religiosa, difetti, scheletri nell'armadio - i nostri sentimenti. Ravenna, la terra dell'esilio e della morte di Dante, piena di fans della poesia in questi giorni, rilancia il mito del fiorentino.

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