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(...) Angela Merkel e Vladimir Putin, rappresentanti dei due Stati massimamente responsabili di quell'esplosione di follia distruttiva, che prese le mosse proprio col fare a pezzi Polonia e polacchi.

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Saràpresente anche il premier Silvio Berlusconi, benché l'Italia non sia stata tra le nazioni belligeranti sin dal 1° settembre 1939, essendo intervenuta a fianco del III Reich il 10 giugno 1940. Tuttavia, l'Italia fascista fin dal primo giorno raccontò e propagandò le «ragioni» naziste, sostenendo la tesi di Hitler di essere animato da sentimenti più che nobili, in nome di una «guerra umanitaria». Il «Corriere della Sera» aprì col titolo: «Scoppia l'ora decisiva/Le proposte di Hitler per Danzica e il Corridoio leali ragionevoli ed eseguibilissime lasciate stoltamente cadere da Varsavia e da Londra/ Inghilterra e compagni inchiodati alle loro tremende responsabilità». D'altro canto, il 22 maggio 1939, era stato firmato il patto d'acciaio: «Sua Maestà il Re d'Italia e di Albania, Imperatore di Etiopia e il cancelliere del Reich tedesco ritengono giunto il momento di confermare con un patto solenne gli stretti legami di amicizia e di solidarietà che esistono tra l'Italia Fascista e la Germania Nazionalsocialista...». Il coinvolgimento italiano, inoltre, a parte l'evidente, totale, imperdonabile correità del fascismo, si sostanzia anche delle colpe del Pci e di Palmiro Togliatti. Un viatico fondamentale per la guerra fu il patto Molotov-Ribbentrop, 23 agosto 1939, l'intesa scellerata, corredata da un protocollo segreto, riguardante la spartizione dell'Europa, a partire dallo smembramento della Polonia, invasa il 1° settembre dalla Wermacht e, pochi giorni dopo, il 17, dall'Armata rossa. Da notare che nei libri di testo utilizzati nelle scuole e nelle università italiane, è stata tradizionalmente ben evidenziata l'invasione nazista del 1° settembre e del tutto glissata quella sovietica del 17. La Polonia, rinata l'11 novembre 1918, dopo 123 anni di cattività, sotto il dominio austriaco, prussiano e russo, fu, così, la cavia del progetto nazicomunista, per la ridefinizione della carta geografica europea, secondo le mire dei due totalitarismi. Stalin, tuttavia, per godere della piena libertà di optare, a futura memoria, per l'accordo con Hitler, che in teoria avrebbe dovuto essere il suo maggior nemico, aveva dovuto preventivamente decapitare ed azzerare il partito comunista polacco (Kpp), che, certo, sia per il patriottismo, sia per la forte presenza israelita, non avrebbe potuto accettare forma alcuna di connivenza col nazionalsocialismo ferocemente antisemita e tantomeno la prevista spartizione-occupazione. Così, l'anno prima, 16 agosto 1938, i comunisti polacchi vennero proditoriamente accusati di tradimento («Banda di spie e di provocatori che si è instaurata nella direzione del Partito comunista polacco e che ha piazzato i propri agenti su tutto il territorio...»). Tra i firmatari della risoluzione per lo scioglimento dell'«infame agenzia di spionaggio», insieme ai peggiori sanguinari del Komintern (Manuilskij, Florin, Dimitrov, Moskvin, Kuusinen), spicca il nome di Palmiro Togliatti, giunto appositamente in aereo dalla Spagna, per partecipare alla liquidazione politica, trasformatasi immediatamente in deportazioni e massacri di circa quattro mila comunisti polacchi residenti in Urss. Una delle vittime di Togliatti, il leggendario fondatore del PPK, Warszawski-Warski, morì pazzo nelle prigioni dell'Nkvd. Non potendo credere che a torturarlo fossero dei compagni comunisti, cominciò a rispondere in tedesco agli inquisitori, convinto che fossero gli aguzzini della Gestapo. Quindi, la presenza risarcitoria di Berlusconi verso la Polonia riguarda sia le responsabilità dei fascisti, sia quelle dei nostri comunisti. E il premier farà bene, in nome dell'Italia liberaldemocratica, a chiedere scusa alla nazione polacca. Tanto per non dimenticare, vale la pena di rimarcare la vergogna del Pci, che, di contro ad altri partiti europei affiliati a Mosca, accettò subito ed acriticamente il patto Molotov-Ribbentrop, arrivando al punto di espellere gli unici tre militanti critici: i confinati Terracini e Ravera, nonché Valiani, rinchiuso in un lager francese gestito dalla Gestapo. L'apice dell'ignominia fu, infine, toccato da Togliatti in veste impudentemente nazicomunista. Dapprima, mentì per la gola, facendo passare la Finlandia aggredita dall'Urss come paese aggressore e guerrafondaio; quindi definì «criminali, cani, provocatori di guerra» democratici e socialisti colpevoli d'essere antinazisti ed antistalinisti. A suggello di tanta infamia, (Lettere di Spartaco, n.11, 1-15 aprile 1940, pp.13-18), Togliatti spiegò così, rappresentando Hitler nella parte dell'agnellino aggredito, le cause dello scoppio della guerra mondiale: «Firmato il patto di non aggressione tra l'Urss e la Germania, l'imperialismo inglese e l'imperialismo francese si gettarono addosso al loro rivale tedesco e incominciò la guerra». Sì, anche noi italiani abbiamo da farci perdonare gli orrori dei nostri opposti estremismi di settant'anni fa.

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