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Solomon Burke Quando il re del soul confessa un'anima rock

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Solomon Burke

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Un carisma senza eguali per l'artista già passato alla storia come il re del rock & soul. Solomon Burke è riuscito a unire l'anima dei neri ai ritmi dei bianchi. Per questo è sulle scene da decenni e rappresenta uno degli ultimi esempi di quell'anima musicale verace e sincera sempre più rara tra i musicisti delle nuove generazioni. Solomon Burke si esibirà domani sera all'interno del Narni Black Festival, dove è uno degli ospiti più attesi. L'appuntamento è alle 21 in piazza dei Priori. Ma non sarà l'unico evento in programma domani: sotto i riflettori ci sarà anche Roy Young, altro esponente di spicco della musica soul. Dopo di lui salirà sul palcoscenico un grande artista che sa ancora stregare il pubblico. Solomon Burke è nato a Filadelfia e già a sette anni, instradato sulla via della fede dalla nonna, tiene i primi sermoni in chiesa tanto da meritarsi l'appellativo di «Wonder Boy Preacher». La musica gospel è il suo approdo naturale, e tra il 1955 e il 1958 incide i primi singoli di ispirazione religiosa per l'etichetta newyorkese Apollo Records: tra questi «You can run (but you can't hide)», firmata in coppia con il pugile Joe Louis. Si accorge di lui il boss della Atlantic, Jerry Wexler, che nel 1960 lo mette sotto contratto convincendolo a passare alla musica «profana». Burke, dotato di una voce straordinariamente duttile e potente, contribuisce così alla fondazione del genere che negli anni successivi sarà noto come soul music, combinando influenze gospel, rhythm & blues e country in classici come «Just out of reach», «Cry to me», «Got to get you off of my mind», «If you need me», «Everybody needs somebody to love». Il fisico imponente e la personalità esuberante di Solomon (padre di 21 figli e intraprendente imprenditore di se stesso fin dalla giovane età) fanno il resto: il cantante, che ama presentarsi sul palco avvolto in un mantello con colletto di ermellino e con una corona in testa, diventa il «re del rock and soul» (la sua carriera parallela come ministro del culto gli guadagna anche l'appellativo di «vescvo del soul»). Nel marzo del 2001 arriva un riconoscimento importante da parte dell'establishment musicale con l'introduzione nella Rock & Roll Hall of Fame.

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