La gelida macchina del Terrore ispirata a libertè, egalitè, fraternitè
Maanche, con ammicchi affettuosi, «bella fidanzata», «dolce amante» e «vedova allegra». Già, la Santa Ghigliottina, l'efficientissimo strumento per le esecuzioni capitali, «formato da due travi parallele unite in alto da una terza trave dalla quale scende a comando una lama triangolare che decapita il condannato». Come da vocabolario. Ma per chi vuole saperne di più, per chi vuol curiosare nella storia, addentrandosi nei suoi foschi scenari con eleganza, garbo e divertimento, insomma con la levità che è più che mai necessaria di fronte a quel che è più pesante (e tagliente!), ecco un colorito libretto firmato da Antonio Castronuovo («La vedova allegra», Stampa Alternativa, pp. 248, euro 14). Dove, per l'appunto, col contrassegno di un aforisma di Philippe Geluk - «È possibile ghigliottinare un impiccato, il contrario è decisamente più difficile» - si va a spasso tra ghigliottine, ghigliottinati e dintorni. In una grande festa dell'orrido. Sei in buona compagnia: insieme a te c'è l'«umanità». Leggi, scopri, «ripassi». Ti prendi magari qualche rivincita. Ad esempio, contro i cuginetti francesi che stanno sempre a spettegolare sui vizi pubblici e privati del Bel Paese, ammannendoci i loro predicozzi. Bene, lo sapevate che la Francia è stato l'ultimo Paese della Comunità Europea ad abolire la ghigliottina? Lo sapevate che «la pesante lama trapezoidale che dall'alto stramazza sulla nuca del condannato piombò per l'ultima volta in Francia il 10 settembre del 1977» e che l'abolizione della pena di morte è datata 10 ottobre 1981? Fa un po' specie, no?, che la Nazione della «grandeur», la Nazione che ha inventato i Lumi (anzi, la «Lumière»), ci abbia messo tanto a dir no alla collezione di teste mozzate inaugurata nel 1792. Quando, al termine di un lungo dibattito circa il modo migliore di ammazzare la gente in quattro e quattr'otto, fu varata la «cosa». Barbarie? Certo, perché tale è la crudele violenza della decapitazione. Però, è indubbia la gelida funzionalità tecnica dell'oggetto: avere a disposizione, in pieno Terrore, una macchina che può spiccare una testa al minuto, sessanta secondi tra una carica e l'altra, non è poco. E ci avevano lavorato su cervelli di prim'ordine: il dottor Joseph-Ignace-Guillotin, già allievo dei Gesuiti e amabile filantropo, un chirurgo dalla sicura professionalià come Antoine Louis e il bravissimo artigiano tedesco Tobias Schmidt che trasferì la sua competenza dalla fabbricazione dei clavicembali alla perfetta messa a punto della «vedova allegra». Davvero un congegno come si deve: e col suo bel profilo emblematico visto che la geometria della ghigliottina rinviava ai simboli massonici e a quelle società segrete dove le «teste d'uovo» dell'illuminismo radicale avevano creato «in vitro» la mentalità rivoluzionaria. Una tradizione intellettuale di tutto rispetto per una gioiosa macchina da guerra progressista: altro che quei vetusti, reazionari aggeggi mozzateste che si chiamavano mannaia, gibetto, diele, maiden ecc. Il «taglio del nastro» - la prima esecuzione ispirata alla triade «liberté, egalité, fraternité» - avvenne il 25 aprile del 1792, dopo una rigorosa serie di collaudi con pecore e cadaveri, atti a verificare la «bontà» dello strumento. Tutto a posto, dunque si dia inizio ai festeggiamenti. E il «festeggiato» era un ladro da strada, tale Nicolas-Jacques Pelletier. Insomma, la fiera etica giacobina cominciò a imperversare facendo fuori uno scippatore. Seguirono, in un paio di anni, milletrecento vittime, tra cui il poeta Andrea Chénier. A insistere sui numeri, trenta esecuzioni al giorno. In testa, a perder la testa, i professionisti: avvocati, medici, notai. Seguono gli artigiani, i nobili, i religiosi. Da non dimenticare, ovviamente, i nomi illustri: Luigi XVI e l'odiatissima Maria Antonietta, che, piaccia o non piaccia, di fronte alla morte confermarono il loro stile; l'intrepida Carlotta Corday, la giustiziera di Marat regolarmente giustiziata; e Desmoulins, Danton, Hébert, Robespierre, Saint-Just ecc., ghigliottinatori ghigliottinati. Piccola curiosità: all'inizio della sua carriera politica, Robespierre era un fiero avversario della pena di morte.