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Rossini rende

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GiuseppePennisi Il Rossini Opera Festival (Rof - dal 9 al 20 agosto a Pesaro) celebra i 30 anni di attività con un nuovo allestimento di «Zelmira» - la cui prima mondiale al San Carlo avvenne pochi giorni prima del trentesimo genetliaco dell'autore. Da Santa Croce a Firenze, dove riposa, Gioacchino manda un segno di compiacimento per l'accoppiata. Gli piace molto meno l'allestimento di Giorgio Barbieri Corsetti in cui la lambiccata vicenda è trasportata dai tempi di Omero alla Germania delle Croci Uncinate. Apprezza ancora meno che l'Estate Musicale Pesarese (nessun legame con il Rof) si è conclusa con un'esecuzione «Carmina Burana» composti da Carl Orff per un maxi-raduno della gioventù nazista e – chi sa perché – intonati ai Festival dell'Unità & testate associate. «Zelmira», «La Scala di Seta» e «Le Comte Ory» sono le tre opere del trentennale. La prima è della piena maturità di Rossini; la seconda un gradevole lavoro giovanile; la terza è la penultima prima che il nostro a 37 anni si mettesse a riposo. È pure l'ultima opera erotica di un italiano; occorrerà aspettare la fine dell'Ottocento, con la pucciniana «Manon Lescaut» per dire, nel teatro in musica, che sotto le lenzuola non si fanno unicamente sogni beati. In breve, una buona scelta del percorso rossiniano. Per il trentennale, occorre chiedersi cosa il Festival (6 milioni di euro, di cui la metà dallo Stato e dalla Regione) ha portato a Rossini, all'Italia ed a Pesaro. In primo luogo, ha fatto rinascere il Rossini «serio», coperto con poche eccezioni («Guillame Tell», «Semiramide») da una coltre di oblio. In secondo luogo, tramite l'Accademia creata nel suo seno, ha fatto sì che la vocalità rossiniana non fosse fregio quasi esclusivo deli Usa (Horne, Blake, Merritt, Cuberli, Sills) ma anche italiano (Gasdia, Pizzolato, Merli, Esposito, De Candia) ed internazionale (Flórez, Miranov, Aldrich, Moreno). In quarto luogo, ha tanto diffuso Rossini nel mondo da figliare un festival parallelo nella Foresta Nera; il 70% degli spettatori non vengono dall'Italia centrale ed oltre il 50% sono stranieri. In quinto luogo, è un impulso al completamento dell'edizione critica del pesarese. Non è, però, tutto luce. In Consiglio Comunale l'opposizione critica l'alto contributo fornito al Festival. Alcune associazioni locali affermano che si tratta «di musica solo per pochi»: «altrove l'evento avrebbe coinvolto tutti». Queste critiche si elidono a vicenda ma sono sintomo di malessere: il gruppo dirigente è lo stesso da 30 anni (pur se l'americano Phillip Gosset ha dato una sbattuta di porta - non è chiaro se perché licenziato o dopo dimissioni volontarie dalla Fondazione). Non è, però, facile individuare a chi passare il testimone. Poco si sa dei benefici economici alla collettività. Tre lustri fa il Rof commissionò un'analisi all'Università di Urbino. Ora il Comitato per l'Economia della Cultura del Ministero ha promosso uno studio su come valutare l'impatto di distretti culturali e festival. Per concludere un cenno all'inaugurazione di questa sera. Per la prima volta «Zelmira» verrà eseguita in una versione integrale che include revisioni ed aggiunte fatte da Rossini per la messa in scena a Parigi. Molto attesa la sfida tra due tenori rossiniani: il giovane «divo» Juan Diego Flórez ed il più anziano Gregory Kunde. I pronostici davano per un k.o. a favore di Flórez il quale, però, alla prova generale ha perso una battuta. Il mezzo-soprano Kate Aldrich sarà la protagonista, ruolo che, circa tre lustri fa, venne affidato a Mariella Devia; il colore della vocalità della Aldrich pare molto vicino a quello di Isabella Colbran per cui fu scritta la parte. Lo spettacolo durerà quasi quattro ore (il primo ha una durata che è il doppio di quella del secondo). Dopo la mezzanotte, Licia e Silvana Ratti ospiteranno circa 300 ospiti selezionatissimi per una cena di gala.

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