Gli specchi diventano speculazioni d'artista

Ambiguoed aperto ad infinite implicazioni, lo specchio è particolarmente amato dagli artisti contemporanei, soprattutto a partire dagli anni sessanta. Lo si vede bene in una mostra intrigante e piena di curiosità come «Speculazioni d'artista», presentata fino al 4 ottobre nel Museo Carlo Bilotti e curata da Augusta Monferini, Maria Grazia Tolomeo e Alberto Dambruoso. Una trentina d'artisti che esemplificano quattro generazioni si mettono alloscoperto o si nascondono dietro il tema dello specchio, riflettendo sulla propria visione del mondo. In questo senso alla mostra ben si addice quanto scritto da Jurgis Baltrusaitis: «Allegoria della visione esatta, lo specchio lo è anche del pensiero profondo e del lavoro dello spirito che esamina attentamente i dati di un problema. Reflectere non significa forse «rinviare indietro», «rispecchiare» e «riflettere-meditare»? L'atteggiamento giocoso di alcune opere diventa invece in altre un profondo senso d'inquietudine. È questo il caso del quadro opaco di Tano Festa che nulla riflette ma che è intitolato «Specchio» o dei «memento mori con teschi di Felice Levini e di Mat Collishaw. Uno spirito felicemente ludico promana invece dagli aeroplanini tagliati a metà di Fabio Viale che illusoriamente riacquistano la loro integrità e il loro volo leggero grazie allo specchio ma anche dalla stanza labirintica di Leandro Erlich che moltiplica l'osservatore in tanti «altri» da sé. Né potevano mancare nomi storici come Michelangelo Pistoletto col suo «Broken mirror», Giulio Paolini col suo «Caleidoscopio» fatto di colonne spezzate e riflesse, Enzo Mari con una coinvolgente «Allegoria della dignità» che invita il visitatore ad inginocchiarsi davanti allo specchio e quanto meno a riflettere.