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Brass protagonista a Venezia «Forse mi hanno invitato perché ormai sono rimbambito»

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Unpo' a sorpresa Tinto Brass ascende all'Olimpo della Mostra del cinema di Venezia che gli dedicherà una retrospettiva. Dopo essere stato «tenuto a distanza» per anni Brass sbarcherà al Lido con la sua (attuale) favorita, l'attrice-avvocatessa-psichiatra Caterina Varzi e presenterà il corto «Hotel Courbet». Tinto Brass, ma è cambiato lei o la Mostra del Cinema? «A sentire chi ha visto il mio ultimo cortometraggio, "Hotel Courbet", sono quello di sempre... ma evidentemente è stato capito e accettato il linguaggio del corpo. Il mio è un messaggio visivo. Ora la mia musa ermeneutica è Caterina Varzi. E di muse nella storia del cinema non ce ne sono state molte: la Dietrich per Sternberg, Ingrid Bergman per Rossellini, la Bardot per Vadim... insomma nei miei film un po' di cultura c'è». È soddisfatto di andare a Venezia? «Certo, è la mia città natale, io mi sono nutrito alle mammelle della Serenissima... una città meravigliosa, da lì parte il mio gusto figurativo, una città che ti bombarda di immagini». Di che parla «Hotel Courbet»? «Del quadro di Gustave Courbet "L'origine du monde ", che rappresenta un gran sesso femminile. Quando lo vidi fui colto dalla sindrome di Stendhal. Un quadro criticato, che fu anche sequestrato, finché Picasso non lo rivalutò, con un'affermazione: "L'arte non è mai casta. Se è casta non è arte". Il corto è il primo di una trilogia che sarà poi completata da "Eia eia alalà!", su D'Annunzio e da "Coiffeur pour dames", su quegli artisti che pettinano il sesso femminile e lo rasano a forma di cuore....». Ma era più contento quando era escluso o ora che la celebrano? «Mia figlia mi dice che forse mi hanno preso a Venezia perché mi sono un poco rincoglionito... Effettivamente i festival sono importanti a patto di esserne esclusi. Ma Marco Müller è un grande intellettuale. Sono molto contento».

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