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Quel legame tra il pianista e il suo strumento

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Scrittoreprofondo di cose musicali ma anche pianista di un certo valore, Rosen dopo i capitali volumi sullo stile classico, sulle forme-sonata e sulla generazione romantica dedica ora al suo strumento, il pianoforte appunto, un volumetto denso di spunti e di considerazioni, «Piano Notes Il pianista e il suo mondo» (E.d.t. E. 16 pagg. 206). Nella sua lunga evoluzione dall'antenato clavicordo al fortepiano (Hammerklavier) sino al gran coda, il più amato e completo degli strumenti, veicolo ideale di confessioni romantiche, nato nel 1711 dalle mani del liutaio della corte medicea Bartolomeo Cristofori, viene visto sotto tutte le possibili ed immaginabili sfaccettature. Rosen analizza ad esempio il rapporto fisico che intercorre tra pianista e strumento, le problematiche dell'esecuzione dal vivo e delle registrazioni in studio, l'utilità dei concorsi pianistici che non sempre premiano i migliori, gli studi di Conservatorio con i loro programmi ed il futuro stesso dello strumento. Dalla sua narrazione competente e sempre accattivante per ogni tipo di lettore scaturisce un mondo ricco di protagonisti, di aneddoti, di consigli utili. Strumento musicale, ma anche strumento della prassi compositiva, il pianoforte ha goduto due secoli di fortuna ininterrotta, dimostrandosi protagonista. Tra le molte cose prese in esame la posizione corretta della mano sulla tastiera, i metodi di studio, la vasta letteratura, il virtuosismo tecnico, la sperimentazione o improvvisazione, la distinzione tra pianisti compositori e compositori per pianoforte, la scelta di un repertorio adeguato, l'importanza di una esatta diteggiatura, l'uso corretto del pedale, la ritualità del concerto. Dal barocco al classicismo e dal romanticismo alla musica contemporanea (Cage, Boulez e Stockhausen) il pianoforte ha sempre dimostrato le sue mille sfaccettature. Ma la conclusione è allarmante: «Non so se in futuro - scrive Rosen nel Postludio - si scopriranno nuove possibilità di utilizzo per il pianoforte, Non so se sopravviverà il recital pianistico come istituzione». E conclude: «Se ci saranno ancora pianisti nel XXII secolo ci sarà anche un pubblico disposto ad ascoltarli, ma è il piacere fisico del suonare e dell'ascoltare il pianoforte che custodisce le chiavi del futuro della musica scritta per questo strumento».

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