Corsa al Pianeta Rosso
A quarant'anni esatti dal «grande balzo» dell'umanità sulla Luna Neil Armstrong ha chiesto al presidente Usa Barack Obama di portare la Nasa su Marte. È questa la sfida del futuro: conquistare il Pianeta Rosso, per il quale è appena partita una corsa, come fu per il nostro satellite. E i contendenti, questa volata, saranno Stati Uniti ed Europa che, al contrario di Usa e Urss, si daranno anche una mano. Nel passato Marte sembrava a portata di mano. Werner von Braun, il padre del progetto missilistico che portò l'uomo sulla Luna, dopo la conquista del satellite disse, riferendosi al missile Saturno: «Ora che abbiamo il cavallo da tiro non c'è distanza di corpo celeste che ci spaventi». Allora, alla fine dei '60, si parlava di uno sbarco su Marte per il 1985. Ma poi tutti i progetti furono abbandonati. Oggi le cose sono cambiate. Charles Bolden Jr., ex astronauta e generale dei Marines, capo della Nasa in carica dallo scorso 15 luglio ha detto: «Sarei incredibilmente dispiaciuto se nell'arco della mia vita non riuscissi a vedere l'uomo approdare su Marte, o anche oltre Marte». Bolden, che, bisogna ricordarlo, ha 62 anni, prevede perciò che l'obiettivo possa essere raggiunto entro 20-25 anni. Ma non c'è solo la Nasa per la conquista di Marte. L'Europa con l'Esa, l'Ente spaziale europeo, e soprattutto l'Italia stanno lavorando per la conquista del Pianeta Rosso. L'obiettivo è ambizioso: far scendere un uomo su Marte entro il 2030. L'Italia è in prima linea nell'impresa avendo già preso parte ad alcuni progetti, come «ExoMars», per l'invio di un laboratorio semovente, e «Aurora», per l'esplorazione dell'intero sistema solare. E proprio per la missione con robot ExoMars, l'Esa, molto realisticamente, ha ritenuto di far slittare la data al 2018. Questo permetterà di migliorare e ampliare il programma di esplorazione. La «corsa» è partita, ma l'Agenzia Spaziale Europea e la Nasa non si tireranno colpi bassi, anzi, collaboreranno. È stato infatti siglato un accordo, che include anche la missione ExoMars, chiamato «Meji»: Mars Exploration Joint Initiative. L'obiettivo è lavorare a un programma comune, anche per abbattere i costi, che preveda robot per atterrare e satelliti in orbita per studi geofisici con la possibilità, anche, di mettere a punto una missione di andata e ritorno da Marte per la raccolta di campioni entro il 2020. Per questo si potrà contare anche sui russi: lo studio del Pianeta Rosso è un obiettivo dell'attuale classe dirigente, da mettere in atto in tandem con l'Europa. «Tornare sulla Luna - ha detto recentemente Margherita Hack - dal punto di vista scientifico non è molto utile. Marte sarà la nuova avventura e molto più complessa». E chissà se tra coloro che arriveranno su Marte ci sarà la nostra Samantha Cristoforetti. L'astronauta, interrogata su questo argomento, ha detto di voler raggiungere il massimo. «Ma bisogna anche essere realistici».