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Ruspoli, il principe dei poveri di Roma

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La casa ha anche una bellissima ala sul Corso, oggi appartenente al banchiere Memmo e alla sua Fondazione.  Per accedere al piano nobile, è un peccato prendere l'ascensore (e di seguito saprete perché) quindi salgo a piedi la grandiosa scalinata dovuta a Martino Longhi, definita "una delle sette meraviglie di Roma". Cento gradini di marmo pario, ciascuno in un unico pezzo di 3 metri. Per fortuna ne salgo un po' meno di gradini per arrivare al primo piano e i miei tacchetti a spillo ringraziano. Sforza Ruspoli (Lillìo per gli amici) mi abbraccia cordialmente. A pensarci bene il mio cognome è Massimo Lancellotti, e, secondo i rispettivi alberi genealogici, siamo imparentati per "li rami", dato che un prozio Ruspoli, nato nel 1807, sposò donna Barbara Massimo dei Principi d'Arsoli. Ed oggi io ho una bellissima nipote dallo stesso nome. Inoltre i Ruspoli e i Lancellotti hanno qualcos'altro in comune: entrambi furono esponenti storici della nobiltà nera (così si chiamava l'aristocrazia legata al Papa, nera come l'abito talare). Dopo la presa di Porta Pia da parte dei Savoia, i due principi chiusero in segno di lutto i portoni dei loro palazzi e li riaprirono solo nel 1929 alla data del concordato. La bandiera pontificia, giallo-bianca con le Sacre chiavi, che sventolava durante la battaglia di Porta Pia è tutt'ora conservata in casa Ruspoli sforacchiata dai proiettili dei bersaglieri. Ogni volta che incontro Lillìo, non solo mi trovo un gran signore dai modi raffinati e gentili, ma soprattutto semplici, com'è costume nell'aristocrazia romana da secoli. Una conversazione con Sforza Ruspoli non è solo un amabile esercizio, ma un vero e proprio exursus negli eventi storici non solo di Roma, ma d'Europa. Loro, i Ruspoli, c'erano sempre. "Lealmente e senza esitare" come recita il motto della Casata. "Come è andata la tua scalata fino a qui?" mi prende in giro Lillìo. "Piano, piano due passi per gradino" rispondo "lealmente e senza esitare"; "Allora Haendel aveva più fiato di te, pensa che lui, maestro di cappella, li saliva due a due"; "Si, ma però" ribatto io, che mi sono preparata, "Napoleone III, che passò i suoi anni giovanili a casa vostra, ci scivolava spesso e, forse, immagino che il futuro imperatore imprecasse come uno scaricatore di porto corso...". Ecco, il bello di parlare con un principe di antica Casata, è che si vedono rivivere, come fossero contemporanei, i personaggi della grande storia, quella vera, che si fa uomini e volti, gesto e persona. Ecco fra noi il capostipite della dinastia: Mario Lo Scoto, (da qui Marescotti), originario della Scozia, che nella primavera del '799, calò a Roma con le sue truppe per salvare il Papa, S. Leone III, da un gruppo di facinorosi, che voleva accecarlo mentre transitava in corteo da San Lorenzo in Lucina a San Silvestro in Capite. Sempre Lo Scoto, attraversò le Alpi con 4.000 Higtlanders scozzesi per sostenere Carlo Magno nella lotta contro i Longobardi e restituire alla Chiesa gli Stati Pontifici. Ora in mezzo a noi, vivo, anche se incorniciato fra le foto di famiglia, ecco Francesco Maria Ruspoli, principe di Cerveteri. Fu lui a volere Haendel come maestro di cappella. "Peccato" sostiene Lillìo "che gli Italiani non sappiano quasi niente della musica barocca". Per fortuna il grande studioso e musicista tedesco Kirkendaler e sua moglie, ancora oggi, dedicano i loro studi al grande Maestro. Francesco Maria Ruspoli, grande mecenate, si schierò sempre a difesa della Chiesa. Del resto i Ruspoli combatterono valorosamente a Lepanto, a Vienna, a Malta e a difesa dei confini pontifici. Sempre Francesco Maria istituì nel 1703 il reggimento Ruspoli, una vera e propria armata privata, sempre al servizio del Papa Re. "La mia" sottolinea Sforza "è stata sempre una famiglia all'insegna dell'anticonformismo e del coraggio". Nel 1942 ha perduto ad El Alamein due congiunti facenti parte de "La folgore" tutti e due medaglie d'oro. "Dimmi almeno qualche difetto di Casa Ruspoli" azzardo "Difetti?" mi accontenta Sforza, che ha anche senso dell'umorismo, "non posso dirteli tutti e tremila... Ma i pregi si , pregi che ancora mi appartengono. Primo: l'indipendenza di tutta una vita; secondo: la lotta contro il modello di sviluppo imposto agli italiani negli anni cinquanta/sessanta, modello che penalizzava il mondo contadino. Alla fine degli anni cinquanta fondai i "Centri di Azione Agraria". Continuai la mia battaglia al Comune di Roma, dove sono stato consigliere dall'89 al '93, come indipendente capolista del M.S.I". Come vedete il nostro principe non ha mai vissuto chiuso nella sua torre eburnea. Anzi, nelle sue torri eburnee: il Palazzo dove siamo, il Castello di Cerveteri, la tenuta Vignanello; ma ha vissuto, e anche oggi vive, nel Sociale. Si deve a lui la "Casa dei Poveri" a via Casilina, a Roma, intitolata alla Santa del suo Casato, la francescana Giacinta (1585-1604), protettrice degli emarginati. Sua figlia, avuta dalla bellissima moglie Maria Pia, si chiama Giacinta, ed è una straordinaria studentessa in gurisprudenza che colleziona 30 e lode. "L'unica studiosa di casa Ruspoli" conclude fiero il padre. E dimentica di dirmi che anche lui è autore del libro "La terra trema, invito alla rivolta". E poi c'è anche il padre di Sforza, Francesco, ottimo scultore e poeta romanesco. Appassionato di cacciarella. Così si chiama nel nobile linguaggio di casta la caccia al cinghiale, tuttora in voga nella tenuta di Cerveteri, circondata dalla macchia maremmana. Francesco Ruspoli ha donato al "Circolo della Caccia", il più esclusivo circolo nel mondo, una sua scultura in bronzo rappresentante un cinghiale. Nell'incipit di un suo sonetto, Don Francesco fruga nella mente del Re della boscaglia: "er porcastro viè su' co' l'ideale/ de fregà un giorno er principe romano...". Evidentemente non c'è ancora riuscito! A tutt'oggi le cacciarelle dei Ruspoli a Cerveteri, sono fra gli eventi più tradizionali, eleganti e anche pieni di folclore di ogni settembre. Se dopo questa mia chiacchierata con Lillìo, qualche lettore ne volesse sapere di più (e ce n'è da sapere) su questa dinastia, che rispetta la tradizione, non guardando soltanto indietro, ma anche avanti e facendo del proprio privilegio di nascita un dovere d'impegno verso gli altri, sappia che il 12 ottobre, alle 17,30, nella Sala della Promoteca del Campidoglio a Roma, alla presenza del sindaco Alemanno, sarà presentato il libro "I Ruspoli", scritto dal grande Fabrizio Sarazani e aggiornato da Fulvio Stinchelli. E adesso lascio casa Ruspoli per mettermi a scrivere questo articolo "a botta calda". Rinuncio, per ora, a parlarvi di Maria Pia Ruspoli, perché tanto lo so che da 26 anni, il suo Principe Nero, per lei, è rimasto Azzurro come all'inizio. Ma questa è un'altra favola. Realizzata!

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