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Protesta per i tagli Divi in piazza ma divisi

Protesta per i tagli allo spettacolo: Nanni Moretti e Paolo Virzì

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Il mondo dello spettacolo al completo ieri è sceso in piazza contro i tagli ai finanziamenti pubblici. Ma sui metodi della protesta la frattura è profonda: un gruppo di «falchi» vorrebbe boicottare il Festival di Venezia, ma per molti sarebbe una «zappata» sui piedi. «Non leviamo soldi alla cultura» è lo slogan di tutti. E tanti i vip dello spettacolo ieri, con una manifestazione, hanno assediato Montecitorio in vista della votazione sui tagli, in programma per oggi. Il Fus, il Fondo unico per lo Spettacolo, «fu istituito da Craxi e, ai tempi, era molto consistente - spiega Michele Bevilacqua, uno degli animatori di Zeropuntotre, un movimento di giovani attori - oggi è di 398 milioni di euro e si vorrebbe ridurlo ancora del 30 per cento. La protesta per i tagli al Fus è comunque anche l'occasione per parlare dell'emergenza nel settore e dei diritti dei lavoratori dello spettacolo». E fin qui tutti d'accordo, ma poi arrivano i dolori. «Sono preoccupatissimo - afferma Andrea Purgatori, giornalista, coordinatore dei "100 autori" nonché tra gli interpreti dell'indimenticabile "Fascisti su Marte" - Ho capito dalle parole di Gianni Letta che non è stato fatto alcun passo avanti. Incontreremo anche Fini, ma il vero problema è Tremonti. Se la situazione non cambierà boicotteremo prima la conferenza stampa del Festival di Venezia e poi il Festival stesso». Apriti cielo. «Ma boicottiamo il Grande Fratello», sbotta subito Maurizio Scaparro. La piazza è gremita di star e registi: Mario Monicelli, Carlo Verdone, Luca Zingaretti, Mariangela Melato, Giuliano Montaldo, Massimo Ghini, Claudio Santamaria, Luigi Lo Cascio, Cesare Bocci, Luisa Ranieri. E poi ci sono i politici: Marino e Franceschini, per il Pd, ma anche Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi del Pdl. Questi ultimi convinti della necessità di una riforma del settore, ma modulata e graduale.   «Ci batteremo fino all'ultimo per trovare una soluzione», afferma Barbareschi accolto da qualche fischio, ma che poi è riuscito a farsi ascoltare. Sottolinea però che lo spettacolo deve sapere «ripulire i propri bilanci, tagliare gli sprechi, assumere una diversa coscienza imprenditoriale». Gabriella Carlucci propone «che il governo inserisca anche il settore culturale nel decreto di sostegno alle aziende in crisi». Una protesta bipartisan, che unisce tutti, ma sulla «questione Venezia» infuria la polemica. Per Carlo Verdone boicottare la Mostra del Cinema «non è una buona idea. Piuttosto bisogna usarla come vetrina per i nostri problemi e le nostre richieste». Protesta con maggior decisione il commissario più amato della tv, Luca Montalbano-Zingaretti: «No al boicottaggio del Festival: è stato fatto tanto tempo fa e anche allora fu dannoso. Venezia è un nostro patrimonio, non appartiene alla controparte». Giusta invece, vuole sottolineare, la lotta per ottenere un reintegro del Fondo: «Questa intransigenza del governo, questa posizione così dura, è qualcosa che non si spiega». È sceso in piazza anche Nanni Moretti, muto e silente non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Comunque ha appoggiato l'iniziativa. A tarda sera, ieri, la manifestazione era finita, ma piazza Montecitorio non si è svuotata. I giovani attori di Zeropuntotre vogliono organizzare un presidio fisso: «Resteremo qui», dicono. In attesa di sviluppi.

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