Carmina Burana
LorenzoTozzi Nonostante le difficoltà il Festival Euro Mediterraneo diretto dall'instancabile Enrico Castiglione, giunto ormai alla sua nona edizione, continua per la sua strada con una programmazione nel verde per far scoprire a romani e turisti il fascino della grande musica in cornici ambientali adeguate come il Ninfeo della Villa dei Quintili nel Parco archeologico dell'Appia antica. Stasera (ore 20.30) in ossequio al tema dominante della rassegna, ovvero l'amore pagano e sensuale e la seduzione, il Coro e l'Orchestra del Festival, diretti da Keri Lyn Wilson, propongono una popolare partitura di Carl Orff, che negli Anni Trenta dedicò un trittico teatrale al mondo antico col titolo I Trionfi, di cui facevano parte anche i Catulli Carmina e il Trionfo di Afrodite. Sui leggii ci sono stasera i Carmina Burana, omaggio ai canti della goliardia medioevale scoperti nel 1803 in un monastero benedettino a Kaufbeuren in alta Baviera e raccolti nel 1847 in silloge dal filologo bavarese Johann Andreas Schmeller. Il tema è quello, eternamente caro non solo ai clerici vagantes (gli universitari) dell'epoca ma anche ai giovani di tutti i tempi, dell'amore, della ruota della fortuna, del gioco dei dadi, della primavera (la giovinezza dell'anno), della taverna all'insegna del buon vino e della crapula. Una poesia d'amore impudica e pagana che guarda a Virgilio, Ovidio e Marziale. La partitura di Orff debuttò nel 1937 a Francoforte sotto la regia di Oskar Waelterlin. Nell'intento di ricreare con mezzi moderni (l'orchestra sinfonica post-romantica) il mondo medioevale dei goliardi Orff ricorre ad un'armonia e ad un'orchestrazione squisitamente novecentesche che danno nuovo volto alla stroficità poetica della poesia mediovale. Ma nella sua sottolineatura del fatalismo e dell'importanza del destino nella vita dell'uomo, l'opera si segnala quasi come espressione anti-romantica per eccellenza. Fatto sta che anche presso strati di pubblico non esclusivo e di una larga fascia di giovani queste pagine godono tuttora di una fortuna forse spropositata, certo superiore al valore dell'opera non immune da conservatorismo, non paragonabile a capolavori come la Sagra della Primavera, a Ravel o ai poemi sinfonici di Richard Strauss. Ma le vie della musica come quelle del Signore, si sa, sono davvero infinite.