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"La sinistra non è riuscita a costruire nuovi talenti tv"

Sergio Rubini

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Non riesce proprio a staccarsi dall'odore, dai colori e dal dialetto della sua Puglia. Anche per il suo decimo film, l'attore-regista Sergio Rubini torna nella sua terra per le riprese de «L'uomo nero», settima pellicola da lui girata in Puglia, stavolta tra Bari e San Vito dei Normanni. Prodotta da Apulia Film Commission, Rai Cinema e Bianca Film, la sceneggiatura racconta di Gabriele (Fabrizio Gifuni), che torna in Puglia per dare l'estremo saluto al padre, il quale, in punto di morte parla con il figlio facendolo tornare indietro nel tempo. Da un affresco degli anni '60 riemerge la famiglia di Ernesto (Sergio Rubini) che vive con la moglie, una professoressa divisa tra tradizione ed emancipazione (Valeria Golino) e il fratello di questa, uno scapolo che gestisce una drogheria (Riccardo Scamarcio). Mentre il giovane Gabriele è interpretato dal turbolento Guido Giaquinto. In una commedia meridionale, tra dentisti cornuti e mogli romagnole (Anna Falchi), «racconto un personaggio che, pur facendo il capostazione, ama l'arte, dipinge quadri ed è appassionato di Paul Cezanne. In quegli anni c'era un grande interesse per gli impressionisti. De Chirico diceva che la maledizione di tutti i pittori è essere riprodotti dai dilettanti - ha spiegato Rubini -. Il mio personaggio, in un ambiente paesano ristretto che lo prende in giro, non riesce a raggiungere i risultati sperati: sfoga allora la sua rabbia e le sue frustrazioni in famiglia. Il piccolo Gabriele vedrà il padre impazzire per l'esito fallimentare di una mostra, per la quale sarà stroncato come dilettante e imbrattatele.   Ai suoi occhi il padre si trasforma in una sorta di "uomo nero". La storia è però anche quella di una riconciliazione tra genitori e figli, mentre sullo sfondo domina il tema dell'amatorialità, della voglia di emergere a tutti i costi che porterà poi all'era del Grande Fratello. L'uomo della strada, emarginato, ha chiesto protezione altrove, alla destra, che gli ha dato attenzione ma non l'ha fatto crescere. E questa è la colpa della sinistra. Oggi c'è "Amici", che dà un palcoscenico a chi non sa fare una sega». Per la bella Valeria Golino, che a distanza di 4 anni torna di nuovo sul set con il suo compagno - dopo «Texas» di Paravidino dove tra i due scoppiò la passione - «ritrovarsi a lavorare con Riccardo è stato molto più divertente, è un attore più maturo e interpretare un fratello e una sorella per noi che siamo due fidanzati affiatati, e per giunta ci somigliano, è stata un'ottima cosa. Dopo girerò "L'aria" di Jalongo, mentre Riccardo reciterà in "Mine vaganti" di Ozpetek».   La Golino ha infine appoggiato le parole di Scamarcio che ieri, sul set barese, ha letto un documento dei lavoratori dello spettacolo contro i tagli dei finanziamenti pubblici: «Dai prossimi mesi si vedranno meno film, meno spettacoli teatrali, meno concerti, meno serie tv, meno artisti, meno idee, in un panorama di pretesi risparmi che finiranno per rendere il Paese più povero di emozioni, pensieri, di profondità, di energia creativa e di allegria».  

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