Madonna star del tributo per Michael Jackson
È una corsa contro il tempo, più convulsa di quella che non è servita a salvare la vita del re del pop. Pur di evitare l'onerosissimo rimborso dei biglietti per i previsti 50 show «d'addio» di Michael, la società organizzatrice Aeg sta lavorando febbrilmente a un faraonico concerto «tributo», nel quale utilizzare lo stesso palco, la scenografia, i musicisti e i ballerini che, dal 13 luglio e fino all'ultimo bis previsto il 6 marzo 2010, avrebbero dovuto accompagnare la star dal vivo. Filtrano indiscrezioni e mezze conferme: a glorificare Jackson ci saranno i fratelli LaToya, Jermaine, Janet. Più gli "amici" dello scomparso. Non ne aveva moltissimi, nell'ambiente: ma non dovrebbero mancare Madonna, Paul McCartney, Stevie Wonder, Quincy Jones, la rivelazione della musica black NeYo. E Diana Ross, indicata nel testamento di Michael come affidataria sostituta dei figli. Altri, come Justin Timberlake, accampano scuse pur di non sentirsi comparse nella celebrazione della grandezza altrui. Il problema è dove e quando allestire lo spettacolo: se la destinazione originaria della 02 Arena di Londra resta la favorita, spunta l'ipotesi alternativa di Los Angeles, dove la struttura delle prove del "This is it" è tuttora montata, allo Staples Center, di cui è proprietaria la solita Aeg. Qualcuno ipotizza una soluzione salomonica: un tributo intercontinentale e in diretta tv, da tenersi in contemporanea in entrambe le città, sul modello del "Live Aid" del 1985. Un affare troppo colossale per essere bruciato con una preparazione affrettata: alla Aeg hanno fatto un cerchio sul calendario per il mese di settembre, poi si vedrà. L'appuntamento più immediato, per mantenere alta la pressione sui fans, è la «commemorazione pubblica» di martedì prossimo proprio allo Staples Center, il palazzetto dove abitualmente giocano i campioni Nba dei Lakers. Una sorta di «funerale riparatore», confermato dalla famiglia Jackson, che 24 ore prima aveva negato l'eventualità dell'esposizione della salma al ranch di Neverland, dopo aver lasciato filtrare le voci di un'opposizione della polizia ad accompagnare il corteo funebre per 140 chilometri, lungo stradine non compatibili con un affollamento da esodo biblico. Ma probabilmente neppure allo Staples il tormentato corpo di Michael sarà offerto alla vista dei suoi inconsolabili ammiratori: l'addio al mondo deve essere gestito con il contagocce, per alimentare la cupidigia di un clan senza scrupoli. Ci vorranno altri giorni prima che il divo di "Thriller" possa riposare forse proprio a Neverland (se arriverà un permesso speciale) o al Forest Lawn, il cimitero dei miti di Hollywood. Nel frattempo, un altro colpo di scena a orologeria: Debbie Rowe, la moglie da cui Jacko divorziò nel 1999 , ha chiesto la custodia dei primi due figli Prince Michael I e Paris. Secondo alcuni, il padre biologico dei ragazzi sarebbe Arnold Klein, il dermatologo del cantante, e si nutrono sospetti sulla stessa maternità della Rowe. Lei, per sicurezza, vorrebbe che il dispotico nonno Joe fosse tenuto lontano dai bambini. Nella macabra soap post-mortem spuntano anche rivelazioni su una presunta donna segreta di Michael: ne ha parlato un'ex guardia del corpo inglese, che ovviamente non ne fa il nome. Ma la caccia è aperta. Intanto la Dea, il dipartimento antidroga americano, affiancherà la polizia di Los Angeles nell'inchiesta sul decesso. Nel mirino gli pseudonimi utilizzati dall'artista per procurarsi quei farmaci da cui era dipendente, e che possono essere somministrati solo in ospedale. Nomi di fantasia, come "Omar Arnold". O "Jack London", lo scrittore del celeberrimo "Richiamo della foresta". Inevitabile suggestione, per uno come Michael, che sognava di ululare alla luna.