Pasquarosa, la modella che riuscì a diventare artista
GabrieleSimongini Certi fiori nascono spontanei ed imprevisti eppur bellissimi. Qualcosa di simile è accaduto anche ad inizio 900 per la fioritura improvvisa e non coltivata di una artista oggi immeritatamente trascurata come Pasquarosa Marcelli Bertoletti (Anticoli Corrado 1896-Camaiore 1973), passata allo storia semplicemente come Pasquarosa. Finalmente il Casino dei Principi di Villa Torlonia ospita fino al 25 ottobre quella che è la prima mostra dedicata all'artista da una istituzione pubblica romana. E ciò si deve in primo luogo alla sensibilità culturale di Alberta Campitelli, Dirigente Ufficio Ville e Parchi Storici del Comune e al pregevole lavoro scientifico di Pier Paolo Pancotto, curatore della mostra. Nata poverissima ad Anticoli Corrado, il paese per eccellenza delle modelle, la bellissima Pasquarosa giunge assai giovane a Roma per lavorare appunto come modella. Ma lo fa per poco tempo, interrompendolo non appena si lega sentimentalmente al pittore Nino Bertoletti. Con lui, fra il 1913 e il 1914, si stabilisce in uno studio in quel fertile laboratorio creativo che era Villa Strohl-Fern e qui, sollecitata dal vivace ambiente artistico che la circonda, inizia a dipingere da autodidatta. Esordisce nientemeno che alla Secessione del 1915 ed ottiene subito un inaspettato successo. Nel 1918 il potente Cipriano Efisio Oppo la definirà «un fenomeno». Si realizza così un percorso espositivo di grande rilievo (fra cui spiccano diverse Biennali e Quadriennali) costellato da un ampio consenso del pubblico, della critica e del mercato. La sua pittura è spontanea e colma di vitalità, rivelando un'originale vena espressionista che in quegli anni ha in Italia pochi esempi. Del resto la stessa e oggi più famosa Antonietta Raphael Mafai trasse non pochi spunti dai suoi colori accesi e visionari. Fra le quaranta opere in mostra, provenienti anche da importanti collezioni pubbliche (fra cui il Palazzo del Quirinale, la Galleria Nazionale d'Arte moderna e la Comunale di Roma) oltre che dall'Archivio Nino e Pasquarosa Bertoletti, spiccano piccoli capolavori come «Le calendule» (1914), «Angelina» (1915, nella foto grande), «Fiori» (1916), «Capanne sulla spiaggia» (1927), «Natura morta del tappeto» (1949), «Ventaglio» (1950).