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Michael Jackson, la prima pop star televisiva

Manila, un uomo guarda un video di Michael Jackson

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Michael Jackson è stato la prima grande pop star formata dalla televisione. Se Elvis Presley e i Beatles dalla scatola magica trassero indubbio beneficio, il piccolo schermo per loro rimase una vetrina dell'arte. Ma per "Jacko", fin da piccolissimo coi Jacksons Five, la tv fu l'influenza formatrice di tutta la carriera, quella che sottolineò la sua dipendenza dall'immagine, diede spazio non solo alla sua voce ma al viso e alle tecniche del videoclip. Una vita in immagini - Oggi, nel giorno della sua morte, sono le immagini che fanno da padrone, le foto e i fermo immagine di clip indimenticabili: "The girl is mine" a fianco di Paul McCartney, "Thriller" diretto da John Landis. In televisione apparve la prima volta nel 1969 a soli undici anni su "The Hollywood Palace" e "The Ed Sullivan Show" all'epoca del debutto del single "I Want You Back" dei Jacksons Five. La metamorfosi - Nel 1983, la sua immagine autonoma si forgiò definitivamente quando comparve nello show "Motown 25: Yesterday, Today and Forever," assieme ai fratelli: per 5 minuti si produceva in un assolo con una canzone particolare, "Billie Jean". Aveva addosso brillantini, guanti bianchi, pantaloni alla caviglia che gli allungavano ancora le gambe. Ballava: piroette, salti, calci, e la nuovissima "moonwalk". Aveva già cominciato a ricostruirsi fisicamente, l'inizio di un'ossessione che ha fatto chiacchierare i media quasi quanto le accuse di pedofilia. Il razzismo - Jackson spezzò la barriera del razzismo di MTV che non mandava in onda clip di artisti di colore perché si considerava una replica visuale della radio Fm bianca, scrive oggi sul Los Angeles Times Robert Lloyd, e cambiò la storia dei videoclip perché "Thriller" e "Beat it" portarono (a cominciare dalla inusitata lunghezza) l'arte del clip al livello delle produzioni hollywoodiane sottraendola al destino di spot pubblicitario che aveva avuto fino allora. L'ossessione per l'immagine forse ha contribuito a portarlo alla morte, certamente ha fatto parte dell'ondata autodistruttiva che gli ha rovinato il viso e la vita. Oggi, mentre le tv ritrasmettono senza sosta spezzoni delle sue apparizioni, il viso del bimbo ingannevolmente felice di quarant'anni fa sembra un amaro paradosso.

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